Una pagina di storia crotonese: la Fiera di Mulerà.

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Annullata, causa Covid, la Fiera di Mulerà: storico appuntamento non essenzialmente commerciale del Marchesato crotonese. Lo ha comunicato, dopo un incontro in Prefettura, il sindaco Nicola Bilotta secondo il quale “troppe  le restrizioni che avrebbero potuto inficiare il buon andamento dell’evento fieristico; tra le tante, a titolo esemplificativo: solo 1000 persone potevano stare all’interno della zona delimitata, sempre con ingressi contingentati”.

“Per noi sono – continua la nota –  stati mesi duri e difficili anche se riteniamo di aver gestito al meglio l’Emergenza. Arrivati a questo punto, non vogliamo commettere errori compromettendo la salute dei nostri Cittadini, insieme alle migliaia di persone che da fuori ci avrebbero onorato della loro presenza”.

Quello di Mulerà, nonostante le trasformazioni avvenute negli ultimi anni, è un appuntamento importante nell’economia ma anche nell’antropologia del popolo roccabernardese collegata come fu lungamente a quell’agricoltura elemento principale nella cittadina dell’alto Marchesato crotonese.  “Sia per il clima sia per le attività svolte dai suoi abitanti  – scriveva Raffaele Calzone qualche anno fa nel proprio saggio storico sulla banda “Francesco Cilea” –  è stata ed è ancora oggi un centro prevalentemente agricolo. Il passato lontano, ma anche quello recente è stato strettamente legato alle vicende storico politiche del Marchesato di Crotone e dell’intero Regno borbonico. In altri termini, la storia di Roccabernarda è principalmente storia di contadini, di massari, di latifondisti, di signori feudali”.

Un tempo non molto lontano, erano quattro le fiere principali che nel Crotonese si svolgevano a partire da maggio, quando avveniva la fiera di Crotone, per continuare con la fiera di “Santu Janni” a Santa Severina, quella della decollazione a San Giovanni In Fiore ed appunto quella di Mulerà a Roccabernarda. A queste si aggiungeva quella dell’ Assunta che si svolgeva nei pressi del santuario della Sacra Spina di Petilia Policastro.

Lo storico ed archivista Andrea Pesavento, cui si deve il recupero dell’Archivio storico pitagorico e la pubblicazione di numerosi suoi documenti anche nella grande rete, relativamente alla fiera di Mulerà la collega ad una chiesa rurale  esistente almeno dal 1500, quella di   Santa Maria de Mulerà.   “Il capitolo di Santa Severina  – osserva – la possedeva ancora all’inizio del Seicento, quando l’arcidiacono e vicario di quella chiesa, Prospero Leone, la visitò il 15 giugno 1610 ed annotò che mancava di ornamenti e l’altare era spoglio. Allora aveva l’immagine della Natività della Beata Vergine dipinta su tela e decentemente conservata”.

“Nel 1634  – aggiunge – l’abbazia di Santa Maria de Molerà Vecchio apparteneva ancora al capitolo di Santa Severina, che ne era rettore e commendatario. Per tale motivo, trovandosi in diocesi di Santa Severina, doveva prestare obbedienza e offrire “jura cathedratici” all’arcivescovo Fausto Caffarello. Il cattedratico era stabilito in un porco o in venti carlini; quest’ultimi furono versati il 28 maggio 1634 durante il sinodo dal canonico Antonino Carpenterio”.

Dalla metà del 1500, continua lo Storico sorse sempre a Roccabernarda, ancora in località Mulerà un’altra chiesa dedicata alla natività della Madonna e nei pressi di questa si spostò la stessa fiera che si svolgeva l’ 8 settembre in occorrenza della commemorazione della nascita della Madonna.

“Da alcuni documenti, riferiti al regno di Alfonso d’Aragona – aggiunge Pesavento –  sappiamo che spettava al re nominare il maestro della fiera, il quale prendeva in consegna lo stendardo reale che inalberava e custodiva per tutto il tempo della fiera. Per tutta la durata del mercato egli godeva di privilegi, entrate ed immunità, amministrava la giurisdizione civile, criminale e mista, senza il suo permesso non si poteva né vendere, né portare armi di qualsiasi tipo, manteneva l’ordine e vigilava sui prezzi, sulle frodi e sul contrabbando”.

“Durante il periodo aragonese e nei primi decenni del Viceregno – aggiunge –  è documentata l’importanza della fiera non solo per tutti gli abitanti del “Marchesato” ma anche per quelli dei casali silani. L’otto settembre 1480 il regio mastro della fiera di  Mulerà, Luca de Modio, faceva delle concessioni agli abitanti dei casali di  Cosenza, che partecipavano al mercato e alla fiera di Mulerà, esentandoli da alcuni pagamenti. Circa cinquant’anni dopo, il 7 dicembre 1528, Il mastro giurato ed il sindaco di Scigliano, presentando tale privilegio, chiederanno che sia osservato”.

Scomparse un po’ ovunque le antiche motivazioni commerciali delle fiere, anche quella roccabernardese di Mulerà è diventata negli ultimi anni essenzialmente un elemento rievocativo realizzato dall’ Amministrazione comunale in collaborazione con  il Circolo Arci “Culture in…Movimento”. Musica e spettacoli  ricreativi si sommano alle numerose bancarelle dove è possibile comprare un po’ di tutto; non solo i numerosi prodotti di quell’agricoltura, della pastorizia e dell’artigianato locale che, anche in questo territorio della Calabria meriterebbero meriterebbero una maggiore valorizzazione.  Un impulso in questa direzione potrebbe arrivare da quel “distretto del cibo” che, su impulso della regione Calabria si vorrebbe istituire anche nel Crotonese: un territorio che per ottenere lo sviluppo necessario dovrebbe, essenzialmente, fare pace col proprio passato ricordando e valorizzando i tanti percorsi enogastronomici, culturali e di semplice aggregazione che potrebbero organizzarsi nel suo territorio.

Francesco Rizza

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