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Il degrado in cui sono tenuti i reperti archeologici di Crotone torna al centro del confronto cittadino. Dopo la senatrice Margherita Corrado, anche la Prefettura di Crotone scende in campo per difendere i beni archeologici del territorio crotonese.
Dopo aver convocato un’apposita riunione per discutere le problematiche relative alla gestione dell’area del promontorio di Capo Colonna, presieduta dal prefetto Tiziana Tombesi, alla quale hanno partecipato il direttore regionale Musei Calabria Antonella Cucciniello, il direttore del Museo-Parco di Capo Colonna Gregorio Aversa e il sub commissario del Comune di Crotone Vito Laino, la prefettura ha diramato un comunicato stampa evidenziando di aver chiesto che le autorità competenti mettano in campo un’ azione corale di tutti gli enti interessati per restituire il giusto decoro ed attrattiva al parco archeologico di Capocolonna, sito simbolo e fiore all’occhiello della città di Crotone.
La richiesta della prefetto Tombesi è di un intervento corale da parte di tutti gli enti a vario titolo coinvolti nella gestione dell’area su cui insiste il sito archeologico di Capo Colonna, ritenendo “necessaria la messa a punto, da parte della Direzione dei Musei Calabria, di un progetto gestionale inteso ad assicurare un ordinato sviluppo delle attività di coordinamento e manutenzione ordinaria del sito, che veda il contributo e la collaborazione istituzionale degli altri enti interessati”.
Dalla prefettura, attraverso la riunione prima ed il comunicato stampa dopo è stata evidenziata “la messa a punto, da parte della Direzione dei Musei Calabria, di un progetto gestionale inteso ad assicurare un ordinato sviluppo delle attività di coordinamento e manutenzione ordinaria del sito, che veda il contributo e la collaborazione istituzionale degli altri enti interessati, al fine di restituire il giusto decoro ed attrattiva ad un sito simbolo e fiore all’occhiello della città di Crotone”.
Quella dei beni archeologici è un tema da tempo aperto nella Città pitagorica. Fra i temi al centro della discussione e del confronto, che negli scorsi mesi prima dello scioglimento del Consiglio comunale ha toccato toni altissimi fra la senatrice Margherita Corrado e l’Amministrazione comunale del sindaco Ugo Pugliese, l’utilizzo dei 64 milioni di fondi che si dovrebbe destinare al progetto “Antica Kroton”
La notizia degli ultimi mesi è che parte del finanziamento sarà sarà dirottata per la bonifica del Castello aragonese. E’ quanto deciso alla riunione del Tavolo direttivo del progetto Antica Kroton che si è tenuta lo scorso martedì 22 luglio alla cittadella regionale di Catanzaro. In quella sede, informa una nota del segretariato regionale del ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo della Calabria, “è stata effettuata una prima analisi dello stato di avanzamento del “progetto” e sono state identificate diverse criticità in merito alla fattibilità di alcuni interventi. In particolare il Tavolo direttivo ha deliberato di assegnare alla bonifica del Castello Carlo V la somma di 1.200.000 euro finalizzati alla bonifica da tenorm, intervento propedeutico al restauro e valorizzazione del monumento, in aggiunta ai 3.000.000 di euro già stanziati dal Mibact nell’ambito del Pon Cultura e Sviluppo 2014/2020.
Contro questa decisione si è scagliato Danilo Arcuri, candidato a sindaco da “Crotone In Movimento”. A sua detta con questa decisione si tenta di ricorrere ad artifici amministrativi “ per perpetrare un nuovo scippo a danno della città di Crotone ad opera di chi non è stato eletto e non rappresenta Crotone ed i crotonesi. Mi riferisco ai fondi, oltre un milione di euro, che qualcuno vuole sottrarre al progetto Antica Kroton per pagare la bonifica da effettuare nel Castello Carlo V, che è bene di proprietà dello Stato!”.
Si tratterebbe, a detta di Arcuri, “di un paradosso nostrano – voler con i fondi della Regione, destinati e vincolati alla valorizzazione del nostro patrimonio archeologico, storico e architettonico, coprire le mancanze dello Stato e del Mibact. Oltre ad essere un’operazione moralmente scorretta, si devono sottolineare ed evidenziare dubbi, forti dubbi, sulla legittimità del percorso amministrativo. La normativa europea, recepita dall’ordinamento italiano, è chiara: le bonifiche sono a carico dei soggetti responsabili, che devono essere individuati con procedure specifiche, il cosiddetto principio chi inquina paga”.
Francesco Rizza
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