Tre lutti inattesi per Petilia Policastro. La cittadina dell’alto Marchesato crotonese si è stretta alle famiglie di Rocco, Leonardo e Clelia.

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 Due giovani vite stroncate da altrettanti tumori, quella dell’avvocato cinquantunenne Rocco Corda e della trentunenne Clelia Scordamaglia ed un operaio cinquantaseienne, Leonardo Venturino, morto in un incidente stradale mentre ritornava a Petilia con alcuni colleghi dal Nord dove lavorava ed il mese di novembre si apre nel peggiore dei modi possibili per Petilia Policastro.  

Trasferitosi per motivi di lavoro fuori regione, Leonardo era una persona abbastanza conosciuta a Petilia Policastro anche perché aveva lavorato nella ristorazione in una rinomata pizzeria, “Aladino”, lasciando di se un bel ricordo.  Almeno in occasione della morte di Rocco, Leonardo e Clelia Petilia si è ritrovata unita; quasi un’unica grande famiglia condividendo la tristezza di giorni fra i più tristi negli ultimi anni.

“È venuto a mancare un galantuomo –  osserva in una nota stampa la Camera penale sulla   morte di Rocco Corda –  esempio limpido dell’Avvocatura. Nel porgere l’ultimo saluto all’amato Rocco Corda, non possiamo dimenticare la straziante vicenda processuale che, con ogni probabilità, ha distrutto per sempre la vita di uomo retto e onesto”.

“ La storia di Rocco – si aggiunge –  oltre che provocare commozione e turbamento, rammenta a noi tutti come il processo penale non debba mai tramutarsi in una condanna anticipata e in uno strumento di gratuita sofferenza per chi lo subisce; ciricorda quanti e quali danni può cagionare una carcerazione preventiva, sempre più spesso fondatasu una cattiva gestione delle informazioni indiziarie, necessariamente provvisorie, raccolte unilateralmente dagli inquirenti; dimostra quanto sia necessaria una radicale separazione delle carriere, capace di rendere davvero autonoma la magistratura giudicante da quella requirente”.

 Ma l’avvocato Corda, per molti Rocchino, non era semplicemente un avvocato. Per chi lo conosceva, anche in questi ultimi mesi in cui la malattia si è accanita sul suo corpo erano prevalentemente l’umanità ed il sorriso le sue caratteristiche prevalenti. Quelle che, collegate al suo nome rimarranno sempre nel cuore di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo e di volergli bene.                            

Altrettanto sconforto ha lasciato la morte di Clelia per la forza ed il sorriso che l’hanno contraddistinta sino agli ultimi giorni tanto che erano in molti ad augurarsi che avesse superato la fase più critica della malattia. La sera in cui si è aggravata aveva partecipato con il fidanzato ad una festa di compleanno, poi un malore ed il coma da cui non si è più svegliata. Intense quante inutili le preghiere non solo della famiglia e degli amici, come gli amici del Coro polifonico “Gaudemus” di cui faceva parte.

 La madre, Elisabetta, infatti è da lunghi lustri catechista nella parrocchia di San Nicola Pontefice appartenente col marito a due famiglie note nella cittadina dell’alto Marchesato Crotonese. Anche per questo, da quando è stata portata nella camera ardente situata sotto la “Casa della Cultura” di via Mercato sono state numerosissime le persone che vi si sono recate per esprimere la propria solidarietà alla famiglia

Francesco Rizza

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