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“Era il 1985 l’anno in cui salii su quel treno, Crotone Parma, destinazione definitiva per me e la mia famiglia, “tranne per mio fratello che in seguito è tornato a Petilia. Avevo 11 anni, ignara del mio destino ma intuendo qualcosa chiesi a mia mamma, “ma quando ritorniamo a Petilia? Quando sarò alta così?” alzai il braccio per indicare l’altezza del tempo che sarebbe passato prima di ritornare al mio amato paesello, e lei con un sorriso disse di si!”. Parte da questo ricordo di Lei bambina Rosaria Fassari per raccontarci la propria storia di emigrazione culminata nella realizzazione di una azienda agricola in cui, insieme ad una amica, produce zafferano: un sapore poco noto in Calabria ma molto apprezzato ed utilizzato in Emilia Romagna.
A Rosaria, in questo particolare momento storico in cui molte aziende sono in crisi e, purtroppo, non solo per la pandemia l’ottimismo è molto, abbiamo chiesto di raccontarci come sia iniziata questa esperienza che coniuga imprenditoria ed agricoltura e che, in Calabria, non è spesso declinata al femminile. “Ho studiato poi lavorato in diversi posti più che altro fabbriche – ci racconta – finché ho conosciuto Annalisa che mi ha fatto vedere che si poteva crescere e migliorarsi. Abbiamo gestito una piscina per 2 anni, per 7 anni un bar ristò molto frequentato e ben avviato, nel frattempo abbiamo avviato un’azienda agricola coltivando piccoli frutti e zafferano”.
“Con il bar però – ammette – avevamo davvero pochissimo tempo per gestire l’azienda che comunque era il nostro più grande sogno. Spesso eravamo dispiaciute a vedere le nostre piante abbandonate a se stesse, fino a quel giorno, dicembre 2019 dove decidemmo, con grande fortuna nostra, per quello che da lì a poco sarebbe capitato con il covid, di lasciare il bar e dedicarci anima e corpo all’azienda agricola”.
Quanto in questo percorso di coraggio abbia influito l’estro artistico della famiglia Fassari (il padre, Vittorio, era un pittore pluri premiato ed il fratello Franco è da anni impegnato in un percorso artistico in cui coniuga fotografia, pittura ed informatica) non è facile dirlo, ma l’entusiasmo con cui guida l’azienda biologica che Rosaria ha fondato con la socia ed amica Annalisa fa’ sperare in risultati importanti, particolarmente per la “nicchia settoriale” in cui le due imprenditrici sono impregnate.
“Oggi – ci racconta – l’azienda è certificata biologica ma utilizziamo un metodo innovativo che va oltre il biologico si chiama “Bio Sinergico Consaevole” ed ha un metodo totalmente sostenibile. Il nostro obbiettivo è di diventare un’azienda di grande successo nella coltivazione dello zafferano che grazie al nostro metodo si distingue dagli altri per le sue proprietà organolettiche più sviluppate. L’anno 2020 per noi è stato un anno di formazione, facendo corsi di marketing di strategie di vendita di comunicazione e tanto altro, per far crescere la nostra azienda e il nostro brand “zafferano 24kt”. Crediamo fortemente che nutrirsi con alimenti sani aiuti, oltre che al corpo, la nostra mente a creare pensieri sani”.
Comune a tanti altri emigrati il rapporto che Rosaria ha conservato quasi intatto con la Calabria e la sua cerchia di amici d’infanzia. “A Petilia – ci racconta – sono tornata più volte particolarmente nei primi anni, in estate, a Natale e anche a Pasqua, ma mai per sempre! Mi mancavano i miei amici i miei cugini, la mia terra e subito dopo anche le abitudini e i modi di fare e di essere delle persone, molto diverse dalle persone del nord. Così passai 5 anni d’inferno e furono ancora più brutti perché adesso andavamo a Petilia solo d’estate. Oggi- assicura – sono convinta che ovunque vai se riesci a stare bene con te stessa hai fatto centro, ovviamente portando con se le proprie radici”.
“Che sia un treno, un aereo, una macchina; o semplicemente un paio di scarpe – questo il consiglio di Rosaria ai suoi amici – vai e affronta il tuo viaggio credendo in tutto quello che sei e quello che vuoi essere”.
Francesco Rizza
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