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Una condanna che lascia molti Italiani nello sconcerto quella che, in primo grado, il Tribunale di Locri ha inflitto a Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, ideatore di quel modello che aveva fatto, nel mondo della convivenza e dell’accoglienza la cittadina calabrese un esempio da seguire; non solo in Italia. “Condannato per il reato di solidarietà” questa l’osservazione che molti cittadini fanno lamentando il fatto che nella giustizia dei mille ritardi la condanna arriva a pochi giorni dalle Regionali calabresi dove lo stesso Lucano è fra i candidati al Consiglio regioanale nelle liste collegate al candidato presidente Luigi De Magistris.
A poche ore dalla sentenza avevamo raccontato ai nostri lettori del manifesto in favore della candidatura di Lucano al Consiglio regionale da parte di numerosi intellettuali calabresi. “Pur nel rispetto di opinioni diverse – si legge nello stesso manifesto – e degli altri candidati impegnati nel progetto di cambiamento , lanciamo un appello a tutti i Calabresi che ne hanno conosciuto ed apprezzato la storia ma anche agli altri, soprattutto i delusi della politica altrimenti orientati all’astensionismo a votare Mimmo Lucano”.
Quella di Mimmo Lucano nelle liste in favore del candidato presidente regionale Luigi De Magistris è, a detta dei firmatari del documento, ”una presenza prestigiosa e trainante, in cui si riassume un’utopia concreta: quella della Riace accogliente, inclusiva, solidale, capace di ridare vita ad un paese in via di abbandono, come quasi tutti i paesi delle zone interne della regione, attraverso una nuova idea e pratica dello sviluppo locale”.
“Non si tratta – aggiungono – di un percorso individuale ma di un’ esperienza inedita, difficile e affascinante costruita in vent’anni attraverso un’ampia partecipazione corale accanto a Mimmo Lucano di apporti culturali, politici e umani provenienti da tutta Italia e da molte parti dell’Europa. Riace è un modello di riferimento mondiale sui temi dell’accoglienza e dello sviluppo locale “dolce”, basato su inclusione e lavoro, su integrazione sociale e partecipazione. Un modello che, nel post pandemia, si presenta come un vero e proprio paradigma per alimentare relazioni umane
ed economie circolari, sostenibili e durature nelle zone interne e nell’insieme delle aree marginalizzate da un trentennio di politiche liberiste”.
“Mimmo Lucano – si evidenzia nell’appello – è un’icona di attaccamento e radicamento al proprio paese, alla terra, alla Calabria. Non un radicamento chiuso, autocontenuto, localistico, bensì un radicamento dinamico e aperto agli influssi esterni. Per Mimmo Lucano la forte simbiosi con la propria terra non significa chiusura agli esterni, agli stranieri, al contrario la forza e l’originalità del suo modello è proprio la capacità di ibridazione tra locale ed esterno, tra bisogni dei nativi e bisogni dei nuovi arrivi, tra i desideri di rinascita dei paesi e le speranze di ricominciare altrove degli immigrati. Dunque è del tutto “naturale” la candidatura di Mimmo Lucano in una lista a sostegno dello pseudo “straniero” De Magistris candidato a Presidente della Calabria. Una candidatura, peraltro, che se da una parte ha forte connotato identitario, per la sua spiazzante originalità va ben al di là del centrosinistra e ben oltre la nostra Regione”.
“Mimmo Lucano, che si è candidato con la sola forza delle sue idee, della sua grande umanità e con l’esperienza concreta della sua Riace, rischia paradossalmente di apparire, proprio per queste sue qualità, una sorta di “alieno”. In particolare in questa competizione elettorale che egli ha affrontato “a mani nude”, con il sostegno delle persone candidate nella sua lista e dei volontari impegnati nel coordinamento della campagna elettorale. Ecco perché riteniamo necessario che, accanto a chi è già in campo, si muova, non stando alla finestra o dileguandosi, tanta gente libera che crede in valori importanti e vuole contribuire, mettendoci la faccia, ad aprire – attraverso una precisa scelta di campo- uno squarcio sul futuro amministrativo, economico e sociale desiderabile della propria terra”.
Francesco Rizza
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