Reggio Calabria – Prende forma il premio Rhegium Julii

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A margine del premio Rhegium Julii, prende forma sulle pagine de Il Quotidiano del Sud una proposta veramente interessante, per Reggio Calabria, perché legata ad una pagina poco ricordata. “Ho avuto l’onore e il piacere di essere a Reggio – scrive Andrea Gullotta –  insegna Lingua e Letteratura Russa nelle Università di Glasgow e di Palermo alla rubrica curata da Annarosa Macrì – in occasione del premio Rhegium Julii. Quando ho saputo l’origine del nome del premio – la storia di Giulia, figlia di Augusto, mandata qui in esilio – mi è venuto da pensare che sarebbe molto bello chiamare questa città Reggio Giulia sottolineando un momento importante, identitario della sua storia e non Reggio Calabria toponimo sorto solo per differenziarla dalla Reggio emiliana”. Accoglie è rilancia la proposta la giornalista che osserva come “una città con un nome femminile accanto ad un nome maschile, che meraviglia! I Calcidesi, che fondarono la città nel settimo secolo avanti Cristo – ricorda Annarosa Macrì – avevano ricevuto la profezia dell’Oracolo di Delfi che avrebbero dovuto fermarsi là dove avessero “una femmina avvinghiata a un maschio” e loro videro, dal mare, dalle parti del Calopinace, un fico avvinghiato ad una vite. E allora due nomi: uno maschile, Reggio (Rhegion), che suggella la nobile antichità della città, che i Calcidesi rispettarono, dato che era precedente al loro arrivo, e il nome di Giulia (Iulia), che era figlia di Augusto, donna bellissima, colta, spregiudicata e ribelle, una che pensava con la sua testa e amava con il suo cuore (e con il suo corpo) chi decideva lei, nonostante la sfilza di mariti “d’ufficio” che il papà imperatore le aveva imposto (il primo quando aveva due anni…), l’ultimo, Tiberio, che volle la sua rovina”. Affidando alla propria penna il ricordo di Iulia, la Macrì aggiunge “per la sua irriducibile impudenza, Augusto, che pure l’amava moltissimo, la maledí e l’allontanò da Roma, accusandola anche di un complotto contro di lui insieme Iulo, forse l’unico sui uomo davvero. Iulo fu costretto al suicidio e Giulia esiliata, prima a Ventotene, e poi, appunto, a Reggio. È affascinante poi il fatto che Giulia visse a cavallo di due secoli, il primo avanti Cristo e il primo dopo Cristo, e di due mondi, quindi lei c’era quando il figlio di Dio venne sulla terra, era a Ventotene, dove nessun uomo, finché lei ci restò, varcò i confini dell’isola. Dopo Ventotene, dunque, Reggio; viveva in un’ unica stanza, dentro una torre, sul Lungomare, e lì morì, con il mare dello Stretto e la Sicilia negli occhi, di fame e di solitudine, e lì fu sepolta. Mi pare ce ne sia abbastanza per intitolarle una città: Reggio Giulia! A parte la restituzione alla città della sua non secondaria stagione di romanità, libereremmo Reggio dalla assonanza tutta geografica con la cugina Reggio Emilia…E poi il battage pubblicitario, e le voci pro e quelle contro… sarebbe una campagna promozionale sulla città di tutto rispetto! Io invito intanto gli amici del Premio Rhegium Julii (a cui appartiene l’intuizione del brand) e il Presidente Giuseppe Bova a ragionarci su e a rilanciare l’idea, e poi il sindaco e gli opinion leader e gli intellettuali… in fondo non sarebbe il primo caso, in Italia, di città che cambia nome: Maleventum-Benevento, Girgenti-Agrigento, Castrogiovanni-Enna”.
Francesco Rizza

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