Rapporti politica e ndrangata: arrestato Tallini (Forza Italia) presidente del Consiglio regionale calabrese.

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Calabria sotto choc per Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale fra le 19 persone arrestate dai carabinieri del comando provinciale di Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta su presunti rapporti fra politici locali e ‘ndrangheta.

L’esponente di Forza Italia è stato posto agli arresti domiciliari per di reato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale all’interno dell’operazione “FarmaBusiness” incentrata sulla costituzione di una società, con sede nel capoluogo calabrese, finalizzata alladistribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali mediante una rete di punti vendita costituiti da farmacie e parafarmacie (20 in Calabria, 2 in Puglia e 1 in Emilia Romagna) che la cosca Grande Aracri di Cutro avrebbe utilizzato per riciclare capitali illeciti.

Non poteva finire in un modo peggiore la consigliatura regionale calabrese. Dopo la prematura scomparsa della presidente Jole Santelli e le elezioni già fissate per il prossimo 14 febbraio, in un periodo storico in cui l’anti politica la fa da padrona, il centro destra è riuscito a dare il meglio di se con un arresto che, inevitabilmente, avrà dei risvolti nei già fragili rapporti fra Forza Italia ed i suoi elettori. A venire arrestato, infatti, non è un semplice consigliere regionale ma il presidente dell’ Assise calabrese.

Ironia della sorte, l’arresto di Domenico Tallini arriva a ridosso del duro confronto fra la maggioranza regioanle del presidente facente funzioni Nino Spirlì ed il Governo del presidente Giuseppe Conte cui il centro destra csta’ chiedendo con forza la fine del commissariamento della sanità col condivisibile motto “la Calabria ai Calabresi”.

Nelle indagini sono coinvolti professionisti e imprenditori che avrebbero avuto un ruolo nella realizzazione del programma della cosca cutrese con riguardo al perseguimento dei vantaggi economici nei diversi settori imprenditoriali di interesse. Gli inquirenti avrebbero documentato anche specifici episodi intimidatori, legati alla realizzazione dell’iniziativa imprenditoriale del clan e a scopo estorsivo, oltre che la disponibilità di numerose armi.

Da quanto si apprende dalle agenzie giornalistiche, le indagini avrebbero permesso di definire i nuovi assetti della cosca dopo le operazioni che ne hanno colpito i principali esponenti e lo stesso capo, Nicolino Grande Aracri, e di documentare l’intestazione fittizia di beni e utilità e una “rilevante progettualità imprenditoriale” per reimpiegare i proventi illeciti della cosca attraverso la società al centro delle indagini.

Francesco Rizza

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