Racconti Caccuresi di Giuseppe Marino. “UN EX VOTO PARTICOLARE”

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  Nel corso dei secoli la fede ha dato luogo a tanti riti propiziatori come le offerte votive agli dei prima e ai santi poi. A Caccuri, fino a qualche decennio fa, era ancora in uso la tradizione degli ex voto di biscotto. Qui di seguito ho voluto romanzare una storia vera, ovviamente tacendo il nome dei protagonisti. Buona lettura.

Tanti anni fa, quando ancora la gente era devota e pia ed invece di affidarsi a quei ciarlatani dei medici, alle tac, alle risonanze e a tutte le altre insulse diavolerie inventate dagli stregoni e definite nuove tecnologie, si affidava alla serietà scientifica dei taumaturghi e alla misericordia dei santi, era solita, se si ammalava, far voto al Patrono promettendogli, a guarigione avvenuta, un ex voto che consisteva nella riproduzione dell’arto o della parte del corpo ammalata e, successivamente guarita.


Quindi impastava un ex voto in biscotto (cullura ‘ngrispatu cu’ janchu ‘e ova e zuccaru), ovvero spalmato con chiara d’uovo e zucchero“ e lo infornava. “He fattu ‘u vutu a Santu Roccu”, dicevano fiduciose le donne alle amiche come a dire la guarigione è assicurata. ‘U vutu” veniva poi portato al santuario il giorno prima della festa e deposto ai piedi del santo per essere consumato, a celebrazione finita, dai confratelli che avevano organizzato la festa o regalato ai bambini poveri o alle loro famiglie.


Così il santuario si riempiva di braccia, gambe, teste, orecchie, nasi, dita, tutti in croccante e profumato biscotto. Per la privacy non era certamente il massimo perché così tutto il paese veniva a conoscenza dell’infermità che aveva afflitto il fedele o un suo familiare, ma per i bambini era tutto grasso che colava.


Una volta, in mezzo a braccia, gambe, piedi, clavicole, rotule comparve un ex voto molto strano, indecifrabile, presentato al santo non nella sua interezza, ma tagliato in diversi pezzi così da renderne impossibile l’identificazione che una matura signora aveva depositato, con tanta devozione, ai piedi della statua.


La cosa destò grande interesse e curiosità tra gli sfaccendati che si scervellavano per capire di che razza di parte atomica si trattasse. Più lo osservavano, meno ci capivano. All’improvviso nella mente di uno di loro si accese una lampadina che gli fece pensare che forse il voto era stato tagliato a pezzi e che, riuscendo a rimetterli insieme correttamente lo si poteva ricostruire.


Allora cominciò un lavoro frenetico di ricomposizione dello strano puzzle che durò un bel po’, ma, alla fine, sorpresa delle sorprese, tra gli sghignazzi dei presenti sul vassoio comparve magicamente una specie di cilindro oblungo leggermente appuntito che andava ingrossandosi nella parte posteriore e che i giovinastri ritennero trattarsi di una parte anatomica solitamente tenuta nascosta agli occhi dei curiosi. Identificato l’ex voto, non fu difficile capire il malanno che aveva afflitto afflitto il marito della donna.

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