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Nell’estate del 480 a. C., Serse decise di invadere e sottomettere tutti i popoli della terra, iniziando dalla Grecia. Proprio gli Ellenici, circa dieci anni prima, avevano inflitto una sconfitta memorabile al potente esercito persiano di Dario, nella prima guerra di Indipendenza. Un contingente di valorosi Greci, guidati da Leonida, venne massacrato e sconfitto presso le Termopili. Tali eventi ebbero come conseguenza l’occupazione della Grecia continentale. Gli invasori rasero al suolo Atene e subito dopo si diressero alla conquista del Peloponneso, con l’intenzione di impadronirsi dell’intero Occidente. L’ultima e vacillante resistenza venne affidata a Cleombroto con il proprio esercito. Le forze navali, capitanate da Euribiade e Temistocle, si ritirarono presso l’isola di Salamina. I Comandanti delle compagnie panelleniche, disperati e atterriti dal soverchiante numero di truppe nemiche, inviarono messi a chiedere rinforzi oltre i confini nazionali… Solo una nave giunse…
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PREMESSA
Le pagine che state sfogliando narrano di vicende ispirate ad un eroe silenzioso. Un uomo la cui vicenda umana ha attraversato i secoli nell’indifferenza, anche dei propri connazionali, nonostante il suo assurgere, in un determinato momento, ad esempio per tutti, incarnando sentimenti di unità e libertà. Exemplum riconoscibile e ammirabile fra i coevi, ma perso nell’oblio dei secoli.
Chi era Faillo?
Il grande atleta/guerriero crotoniate? Non solo! Egli fu innanzitutto un uomo coraggioso, una figura immensa, il precursore di ogni patriota. Era un cittadino del mondo, ma con forte spirito identitario e senso di appartenenza alla onorata Patria, dove sempre tornava, compiute le imprese che tutto il mondo apprezzò.
Quanti Faillo esistono oggi?
Pochi, pochissimi! In nome di una modernità che ci vuole nomadi, si fugge da una terra benedetta da Dio e maledetta dagli uomini, lasciandola alla mercé del malaffare e della politica inetta, che l’hanno resa la terra di nessuno. Qualche temerario si ostina a restare e cerca, nel suo piccolo, di contribuire ad accendere la scintilla dell’orgoglio che ognuno di noi dovrebbe alimentare, perché sia possibile la rinascita, culturale ed economica, che la nostra nazione merita. A questo mira anche il lavoro di ricerca storica e di divulgazione dell’antico splendore di tutta la cultura italica.
Le battaglie si vincono solo se si resta uniti sul campo, affrontando rischi e fatica con consapevolezza e coraggio. Disertare è arrendersi prima di combattere. Forse è proprio questo il messaggio che i grandi del passato hanno voluto lasciare ai posteri, un insegnamento di vita spesso ignorato, specialmente dalle ultime generazioni, trascinate nel vortice del “fare” frenetico, che travolge e mortifica il Pensiero.
Le battaglie… Tutti le abbiamo studiate; c’è chi ne ha conosciute alcune attraverso i racconti dei nonni. Ma noi che stiamo comodamente seduti al caldo, su poltrone di ogni forma e colore, ipnotizzati dai social o dai programmi televisivi più vuoti e strampalati, alle sole parole “guerra” e “morte” spesso cambiamo canale, come se non ci riguardassero.
Faillo, invece, “non cambiò canale”: andò incontro al proprio destino, affrontando l’angoscia che conosce solo chi ha vissuto lo scompenso e il dolore di una guerra. Eccolo, dunque, al centro di eventi storici che coinvolsero la città di Kroton, al tempo del massimo splendore magno greco.
Si è cercato di mettere in luce alcuni elementi fondanti della civiltà che egli rappresenta: amor di patria, spirito di libertà, ardore guerriero, dedizione ai valori comuni del sacro territorio e delle sue genti (una conditio sine qua non per la sopravvivenza della società stessa, minata da volontà di sopraffazione e tirannide, come ancora oggi accade in ogni angolo della Terra).
In particolare, Faillo fu pronto a sacrificare la vita per gli ideali in cui credeva: lottò per patriottismo, non per nazionalismo; quando ci fu da schierarsi, la sua posizione fu chiara. Lo “scontro di civiltà” tra il mondo greco e quello persiano non lo intimorì.
Lo stato di conflitto tra Oriente e Occidente è antecedente allo sviluppo delle grandi religioni monoteiste; sopravvissuto al trascorrere dei secoli, esso è arrivato ai giorni nostri, più attuale che mai, etichettato come “guerra di religione”. Le guerre, tuttavia, hanno sempre un unico obiettivo: la conquista del potere e non la diffusione di dogmi religiosi.
L’ultima esperienza della nascita e della repentina caduta dello Stato Islamico (IS o Daesh) in Iraq e Siria ne è l’ennesima dimostrazione. Queste ultime considerazioni mi hanno stimolato a confrontare quanto accadde all’epoca di Faillo con situazioni odierne, specchio di una società profondamente diversa,
portatrice di valori effimeri, prima proposti come leggi sacre e assolute, per essere poi rapidamente accantonati e lasciati all’oblio, alla noncuranza delle generazioni future.
Le esperienze dei prodi contemporanei in aree di crisi a media e alta intensità (Medio Oriente e Balcani Occidentali) mi hanno indotto a un paragone non troppo azzardato tra il sentimento patriottico ante litteram di Faillo e quello che ancora oggi, in ambito militare i veterani cercano di infondere nei più giovani, in drammatici momenti di riflessione sui concetti cardine dell’etica militare.
Dagli eroici eventi ricordati nei libri di storia (tra tutti, l’impresa di Leonida alle Termopili) ai giorni nostri, tale sentimento ha dunque attraversato le epoche senza mai estinguersi: seppur latente in alcuni periodi, ha mantenuto il suo senso primordiale, giungendo fino a noi con rinnovato vigore. Esso costituisce la spina dorsale delle Forze Armate e dei gruppi volontari grazie ai quali l’Italia primeggia nei soccorsi e negli aiuti umanitari.
Ma tutti dovremmo essere disposti all’estremo sacrificio per una causa di valore incalcolabile quale la Libertà. Sapremmo noi, in nome della pace, affrontare la prolungata lontananza dai nostri cari e le privazioni a cui Faillo non si sottrasse?
Saremmo in grado di fronteggiare minacce invisibili, ibride, fluide, in luoghi remoti, sconosciuti a molti, con dinamiche culturali e sociali differenti da quelle occidentali? Le gesta, il coraggio, la vita intera del protagonista di queste pagine sono la prima testimonianza storica che le distanze non scalfiscono l’attaccamento e l’amore per la Madrepatria, anzi li rinsaldano, fino a rendere paladini non solo della propria gente, ma anche e soprattutto dei supremi valori di unità e libertà.
Chi era, dunque, Faillo?
Egli fu il primo Patriota, il primo vero eroe d’Occidente!
Buona lettura!
Peso | 0,367 kg |
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