Parco Nazionale della Sila: il bello che non deve diventare brutto.

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di Pasquale Lazzaro*

Le difficoltà cui deve far fronte la nostra Calabria sono numerose ed investono svariati settori. Come un cane che si morde la coda tutto parte da un interesse importante un po’ per tutti: l’economia. Questo interesse assume maggior importanza e diventa più ampio quando si parla di tutela dell’ambiente e della biodiversità; temi importanti e scottanti nei nostri territori. La nostra splendida montagna offre paesaggi mozzafiato, un’aria tra le più pulite in Europa nonché una ricchezza naturale incredibile. Il discorso assume maggior rilievo quando si parla del Parco Nazionale della Sila, un tesoro calabrese inestimabile troppe volte oggetto della cattiva politica e della mafia.

I parchi sono una risorsa inestimabile sotto il punto di vista sociale ed economico – il primo ingloba il secondo per ragioni logiche a noi più che note – . La sede del Parco Nazionale della Sila si trova a Lorica, mentre il perimetro coinvolge territorialmente tre delle cinque province calabresi, la Provincia di Catanzaro, la Provincia di Cosenza e la Provincia di Crotone. Venne istituito nel 1997 dopo una discussione sulle Aree naturali protette iniziata nel 1923 – da qui si istituirono i primi parchi nazionali – , al suo interno custodisce uno dei più significativi sistemi di biodiversità.

 Ricordiamo dunque uno dei suoi simboli distintivi: il lupo. Una specie che viene preservata e che ad oggi fortunatamente viene tutelata e seguita costantemente grazie a numerosi progetti, tra cui ricordiamo il progetto Wolfnet di Legambiente, con cui si permette di fare una cosa intelligente e lungimirante: non soltanto monitorare le attività dei lupi presenti sul territorio dell’ente Parco, ma anche comunicare con allevatori e pastori, fornire loro strumenti per tutelare le loro attività senza assumere comportamenti ostili nei confronti della specie del canis lupus.

 All’interno del Parco possiamo trovare 3 dei 6 bacini artificiali presenti sull’altopiano silano e la sua superficie boschiva è molto ampia, tant’è che fra i Parchi nazionali italiani è quello con la maggior percentuale di superficie boscata, circa l’80% del totale. Ampie sono le vallate che si aprono lungo le dorsali del Parco ove è praticata la pastorizia, con forme di transumanza ed alpeggio che resistono tutt’oggi, e l’agricoltura legata soprattutto alla coltivazione della patata della Sila.

Ora è necessario però, a fronte di tutti gli aspetti positivi sopra citati, evidenziare alcuni aspetti negativi, criticità e problematiche che andrebbero risolte per il bene della comunità e della economia. Primo tra tutti i problemi che riguardano le attività illecite e la presenza della ‘ndrangheta che condiziona a cascata altre situazioni spiacevoli riguardanti il Parco.

La politica non aiuta. La Regione preferisce indebolire enti importanti come il Parco Nazionale della Sila, l’Arpacal, il Parco regionale delle Serre, l’Ente per i Parchi marini regionali, Calabria Verde (ecc…). Questo per una ragione molto semplice: conviene loro, probabilmente, avere funzionari che gestiscono gli enti e che dipendono dalla stessa classe politica cui piace poter decidere le sorti dei territori senza troppi “disturbatori” ed in via unilaterale.

 Nell’ente Parco si deve puntare a frenare la fruizione inappropriata del territorio, la captazione delle acque e la gestione dei laghi silani sempre a rischio per gli interessi di aziende idroelettriche, di chi provvede a sversare reflui dati dalla lavorazione della patata o di chi ricorre ad altre tipologie di sversamenti. Basterebbe provvedere a fare analisi approfondite delle acque per capire che con ogni probabilità c’è molto su cui lavorare. Creare filiere del legno legali, un settore che vede da anni una sempre asfissiante presenza di un mercato parallelo che sfrutta l’economia illegale.

Altra questione su cui si dovrebbe lavorare in modo energico è la viabilità; negli anni anche questo è stato un argomento calpestato da criminalità e cattiva gestione politica. Non è stato importante provvedere a creare strade nel rispetto della natura e quindi lavorare e asfaltare dove si poteva, ma si è fatto avanti l’interesse di pochi. Sicuro è che le persone vorrebbero un Parco che sia simbolo di una economia sostenibile e che guarda al futuro con molta passione e con grande intenzione.

I cittadini hanno voglia di un cambiamento effettivo, e questa volta ci aspettiamo tutti molto da chi gestisce il Parco e delle associazioni che collaborano con questi enti. Non ci sono molte spiegazioni: il bello va preservato, il positivo non deve diventare negativo. Un principio che molte volte noi dimentichiamo, ma che va tenuto bene in mente, per lavorare bene, per non distruggere ogni speranza.

*Ambientalista calabrese

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