Nuovo commissariamento per la sanità calabrese. La Regione” dichiarata “Zona Rossa” per la mancanza dei livelli minimi di assistenza.

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Un nuovo commissario per la sanità calabrese e la Calabria dichiarata “zona rossa” relativamente al covid. In realtà, la sanità calabrese è da Zona rossa” e la politica calabrese è da “cartellino rosso” da più tempo. Con più Consigli regionali che, da più lustri non sono riusciti a legittimarsi un minimo di fiducia dei Governi relativamente al settore della sanità. Nel decreto si giustifica necessità di nominare un commissario ad Acta per  ” assicurare, nella regione Calabria, il rispetto dei livelli essenziali di assistenza (LEA) secondo gli standard delle prestazioni a livello nazionale e garantire il fondamentale diritto alla salute”.

D’altro canto non si può fare a meno di osservare che i debiti della sanità calabrese sono ampiamente lievitati anche durante i commissariamenti a prova del fatto che il problema è nel sistema e non tanto di chi amministra il settore. A questo punto il ritorno della sanità nelle mani della politica sarebbe oltre modo positivo; quanto meno per una questione di democrazia: la sanità calabrese sia gestita dai rappresentanti eletti da popolo almeno alla luce del fatto che i commissari generalissimi, negli ultimi 20 anni, non sono neppure riusciti a bloccare il lievitare dei debiti.

Mentre non si riesce a garantire i livelli minimi di assistenza e la sanità calabrese non è in grado ne’ di spendere gli 86 milioni di finanziamenti e nè tanto meno la pandemia del Covid 19, a rendere più assurda la situazione il fatto che gli ospedali di Cariati, Trebisacce, Praia a Mare, Mormanno, San Marco Argentano, Mesoraca, Chiaravalle Centrale, Scilla e Siderno, rimangono chiusi mentre potrebbero essere utilizzarli come “Centri Covid”.

“Ci batteremo contro il Decreto Calabria, nessuno potrà fermare la lotta per la difesa del diritto di poterci curare nella nostra terra”. Questa la promessa del presidente facente funzioni . della Giunta regionale della Calabria, Nino Spirlì che, anche per raggiungere pathos al proprio intervento, ha letto una lettera che lo scorso 13 settembre, la presidente Jole Santelli aveva scritto al premier Giuseppe Conte per chiedere la fine del commissariamento della sanità clabrese,

“Noi – ritiene Nino Sperlì- non abbiamo lasciato niente al caso, niente nei silenzi dei cassetti di questo palazzo. Per la Calabria, per i miei corregionali, per la mia gente, ho imparato a parlare con la politica, con le istituzioni, nonostante giustificabili incertezze o dubbi sulla mia capacità di poter gestire le sorti della regione in questi mesi. Non avrei voluto essere qui così, però rispetto il volere del presidente Santelli, che mi ha incaricato di essere il suo vice. Farò di tutto perché in questi mesi il suo progetto possa raggiungere risultati, prima che arrivi la prossima amministrazione”.

Francesco Rizza

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