Morto a Cotronei Adriano Pace. Lottò l’ abusivismo di Petilia Policastro.

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Cotronei e Petilia Policastro affratellate da un lutto che ha ferito entrambe le cittadine della Presilia crotonese. È, infatti, morto l’architetto Adriano Pace che da Petilia si era trasferito a Cotronei, quando le idealità erano talmente incarnate nella quotidianità da costringere a prendere decisioni forti. A metà degli anni settanta, infatti, quando l’abusivismo edilizio era imperante a Petilia Policastro, il giovane professionista fu l’artefice insieme ad alcuni “compagni” di Lotta Continua di una protesta che ebbe notevole eco nel Crotonese del tempo.
Insieme ai propri amici, che avevano la sede dei propri incontri nel bar De Carlo alla ‘Bellavista”, l’architetto Pace con alcuni amici costruì, provocatoriamente, una baracca in legno nella centrale piazza Filottete.

“Se a Petilia si può costruire ovunque e nonostante tutto – pensarono gli esponenti di Lotta Continua – noi costruiamo una baracca in piazza”. La baracca fu effettivamente costruita e presidiata per alcuni giorni, sino all’abbattimento intimato dall’ Amministrazione comunale del tempo unitamente alla Pretura cittadina che sono alla metà degli anni Ottanta chiuse entrambi gli occhi contro quell’abusivismo imperante che a Petilia ha lasciato numerose tracce riconoscibili ancora oggi nella zona Colla ed in altri quartieri allora periferici in cui ancora oggi sono tantissimi i palazzoni abusivi ed incompleti, causa principale di quel dissesto idrogeologico problema fra i principali della Petilia di oggi.


Mentre nel periodo dei sequestri e dissequestri, in cui bastava rivolgersi ad alcuni legali e pagare una multa di cinquecento mila lire per continuare la costruzione di un palazzo abbusivo, Adriano Pace insieme ai propri compagni fu fra i pochi a pagare. Alla denuncia presso la Pretura, allora ubicata insieme al Carcere ed al Municipio presso il palazzo “Santa Caterina” di cui è indirizzata da poco la ristrutturazione, si aggiunsero secondo la vulgata diffusa le minacce di una malavita che, allora, aveva interessi nell’abusivismo dilagante anche per la vendita del cemento e di altri prodotti necessari agli affari di allora divenuti, come dicevamo, problema di oggi.
Francesco Rizza

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