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Dove il monte Sant’Elia incontra il mar Tirreno sorge la cittadina di Palmi, fra i centri marittimi più popolosi dell’area metropolitana di Reggio Calabria. Buona parte del territorio palese è costituito da una serie di collinari che degradano rapidamente sul mare tramite un sistema di falesie, piccole spiagge e scogliere. Appunto su uno di questi terrazzamenti, a 228 metri sul livello del mare, è posto il centro storico cittadino. Parte del territorio palese è stato diviso fra Zone di Protezione Speciale e Siti di interesse Comunitario della regione Calabria.
A rendere però nota in tutto il mondo Palmi è la “Varia di Palmi”: una più importanti feste religiose calabresi. La sua storia è iniziata l’11 gennaio 1582, quando il senato messinese donò un preziosissimo capello della Madonna agli abitanti di Palmi per testimoniare un grande senso di gratitudine: la città calabrese aveva offerto ospitalità ai tanti messinesi flagellati dalla peste iniziata nel giugno 1575 che aveva mietuto migliaia di vittime. Da quel momento la devozione per la Madonna della Lettera divenne fortissima tra i palmesi: sono appunto del 1600 le prime testimonianze della festa della Varia di Palmi dedicata alla Madonna che proseguono fino al 1872, anno in cui fu sospesa attraverso decreti comunali.
La festa recuperò il proprio prestigio nel 1900, grazie all’ingegno di Giuseppe Militano, inventore che progettò il grande carro per la sfilata utilizzato ancora oggi, da portare rigorosamente a spalla dai volontari, duecento portatori per la precisione, chiamati “Mbuttaturi”. Nel 2013 la Varia di Palmi è stata inserita nel patrimonio orale e immateriale dell’umanità dall’Unesco, comprendendo molteplici interessi (culturale, artistico, religioso, enogastronomico) e il capello di Maria è custodito in una teca all’interno della con cattedrale dedicata a San Nicola.
Anche se è possibile gustarla anche altrove sul Tirreno meridionale calabrese, fra i piatti più gustosi di Palmi oltre a quelli a base di pesci ecco a “Liccurdia”. Per chi conosce un po’ del dialetto calabrese; già il suo nome dice qualcosa richiamando il leccarsi le dita o le labbra.
licurdia calabrese Ingredienti sei cipolle rosse di Tropea, due patate, quattro fette di caciocavallo, pecorino grattugiato, 200 grammi di pane tagliato a dadini, olio extravergine di oliva, sale e peperoncino piccante a scaglie . Preparazione: La prima cosa da fare sbucciare le cipolle di Tropea e affettarle, sbucciare le patate e tagliarle a tocchetti, quindi mettere tutto a cuocere in abbondante acqua salata per circa un’ora, a fuoco lento e con coperchio. Se già in questa fase si vuole dare alla licurdia il gusto tipicamente piccante di questa ricetta si può aggiungere all’acqua del peperoncino a scaglie. Mentre le cipolle e le patate cuociono potete preparare il pane, tagliandolo a dadini e tostandolo nel forno o in padella con dell’olio. Tagliate anche il caciocavallo per averlo pronto e già nel piatto quando la licurdia sarà cotta. Quando cipolle e patate saranno cotte completamente e morbide, quasi disfatte, la licurdia è pronta per essere versata in un piatto fondo dove devono essere già stati posizionati i crostini di pane e i dadi di caciocavallo. Attendete qualche minuto per far sciogliere il formaggio, aggiungete un filo di olio extra vergine di oliva a crudo e una spolverata di pecorino grattugiato e del peperoncino.
Francesco Rizza
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