Le Eolie ottocentesche nelle pagine di Elpis Malena.

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Nel 2000, l’Unesco ha  deliberato l’inserimento delle Isole Eolie nella “World Heritage List”. Da oltre 200 anni, infatti, le sette sorelle dell’arcipelago  (Lipari, Panarea, Vulcano, Stromboli, Salina, Filicudi)   rappresentano uno straordinario campo di ricerca per geologi provenienti da tutto il mondo. Senza dimenticare che la cenere, la lava e ciò  eruttato nel corso dei millenni hanno contribuito in maniera determinante alla preservazione di moltissimi reperti di età antica, trasformando le Eolie in un grande Parco archeologico all’aperto.  Anche per le proprie ricchezze paesaggistico ed ambientali, le stesse isole   rappresentano un unicum nel bacino del Mediterraneo meridionale.

Una descrizione d’eccezione dell’ Arcipelago è quello di Elpis Malena, pseudonimo di Marie Esperance Brandt, saggista inglese che ha lasciato ai posteri numerose pubblicazioni oltre che ammiratrice di Giuseppe Garibaldi che incontrò in più occasioni durante la storica impresa delle mille Giubbe Rosse. “Donna bella, ricca, colta – scrive Angelo Raffa introducendo per Rubbettino la versione italiana di “In Calabria e nelle Isole Eolie nell’anno 1860″ – infaticabilmente viaggiatrice e amazzone, amica di importanti personaggi della cultura, dell’arte, della politica, della fianza, fu presente spesso nei luoghi e nei momenti in cui avvenivano i fatti che avrebbero trovato spazio nei libri di storia. I suoi libri circolarono in tutta Europa”.

“E’ la ricerca dell’avventura – continua Raffa – il bisogno di scoprire nuove strade, la voglia di scoprire nuove dimensioni dell’ esperienza che spinge Elpis Malena ad affrontare le scomodità e i pericoli d’un girovagare in terre e mari difficili”. Al di là di varie digressioni che rappresentano una sorta di “racconti nei racconti” sono elementi inediti, non solo del panorama a caratterizzare le sue pagine.

Le Eolie e la Calabria ai suoi tempi sono luoghi di un passato patriarcale e maschilista, ma anche quel collegamento che già allora si registrava fra politica e camorra. Il suo sguardo di scrittrice ha anche una dimensione pittorica che non si ferma però all’esteriorità. Interessanti, per esempio, le descrizioni che Elpis fa’ dei linguaggi incontrati nel suo itinerario in cui, per esempio, in Calabria si sofferma sui suoni dolci e malinconici del canto di una ninna nanna, il cinguettio degli uccelli, il mormorio della ghiglia che scivola sotto le acque, ma anche le grida dei “litigiosi” abitanti di Lipari che sembrano fare il paio col fragore del vulcano al momento di una delle sue eruzioni.

“Fotografica” la sua descrizione di Stromboli. “Ovunque – scrive Elpis Malena – sono riconoscibili gli effetti di un fuoco sempre attivo, che interrottamente accumula i suoi prodotti, cambia, scompiglia e distrugge (…). Ogni casa sta per conto suo, ha un tetto piato, è senza finestre e consiste di una singola stanza. Tuttavia a nessuna di queste case manca una pergola coperta di canne o di una loggia che si affaccia su uno spazio lastricato (…) Fuori dalla pergola, a circa quattro passi di distanza, ogni casa ha il suo forno e accanto un magazzino del grano nel quale si trovano gli apparecchi necessari alla macinatura”. Relativamente agli interni  “botti di vino piene e vuote occupavano la stanza per metà, ma gli spessi strati di uvetta e uva passa che occupavano la restante parte del pavimento di lava, erano stati messi in due mucchi contro la parete per far osto ad un piccolo tavolo sul quale campeggiavano, alla luce di due candele di stearina poste dentro due bottiglie, pane, vino ed una scodella di maccheroni, apparsa per incanto grazie alle fatiche culinarie del mio amico”. Per Lipari che, oggi come ieri, ospita la più popolosa delle cittadine delle Eolie, affascinante la descrizione a “grand’angolo” che la Malena fa di una visione panoramica.

Arrampicatasi lungo difficoltosi traturi Malena scrive: da questa altezza si gode una interessante veduta fotografica. A est, verso il mare, l’occhio si estende in lontananza fino a Capo Monte Rosso a sinistra e al Capo Capistello a destra che delimita la baia, mentre ad ovest si vede la città, che con il suo palazzo vescovile, l’ospedale, il collegio ed altri edifici dominanti. Per il resto, questa antica fortezza Per il resto, questa antica fortezza, dove tutto è morto e deserto, non presenta nient’altro degno di nota. Né verde fogliame di effimere piante rampicanti, né il scuro della perenne edera ricoprono le mura in rovina. Una pianta di capperi, che spunta qua e là dall’intonaco dei secoli passati, è tutto ciò che testimonia qui la presenza della vita”.

Francesco Rizza

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