La Sila crotonese piange Serafino Caligiuri, docente e storico appassionato.

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  La morte alcuni anni fa’ dell’amata moglie, sommandosi ad altri dispiaceri sedimentati nel corso degli anni in un’animo spigoloso ma certamente  buono,  è stata a detta di molti fra le concause della sua dipartita  aggravando  gli acciacchi propri di un’età non più giovane. Se ne andato così, mentre aveva ancora molto da dire almeno su quel microcosmo dall’ immensa storia che sono il Marchesato crotonese, l’Altopiano silano  ed i suoi briganti Serafino Raffaele Caligiuri, “u professore” come era conosciuto a Cotronei.    Proprio  alla storia della Cittadina dell’idroelettrico aveva dedicato numerosi saggi editi su vari giornali e riviste culminati in uno dei primi saggi storici dall’antichità più remota all’unità d’Italia:  un saggio, edito dalla Rubettino,  che ormai  fa’ testo fra gli appassionati di quella storia che, pur essendo locale, non è affatto secondaria.

La passione per la storiografia locale e  l’araldica,  comunque,  non erano l’unica sua passione letteraria. Ricordo, per esempio, di aver partecipato come relatore ormai più di qualche anno  fa alla presentazione nella “Casa della Cultura” di Petilia Policastro alla presentazione di “Latidos Perennes”: silloge poetica di Ana Caliyri, poetessa calabro argentina, che aveva tradotto dallo spagnolo, ricostruendone la storia d’emigrazione mettendola nelle condizioni di riallacciare i contatti con la terra natale ed alcuni parenti di cui la sua famiglia aveva perso i contatti.  Nella stessa “Casa della Cultura” l’ultima sua presenza come relatore la ricordiamo in occasione della presentazione di una monografia sulla storica famiglia dei Filomarino che dal medioevo alla contemporaneità ha lasciato numerose tracce non solo urbanistiche, principalmente ma non solo fra Petilia Policastro e Cotronei.   

Laureato in filosofia a Firenze aveva insegnato per lunghi anni nelle scuole medie e superiori del Crotonese lasciando nei tanti studenti un rapporto bello a testimonianza di quella discipline che, quando alle volte riescono ad impossessarsi dei maestri lasciano ricordi indelebili negli allievi.  E molti dei suoi allievi di Serafino Caligiuri alla notizia della sua scomparsa hanno testimoniato, sui social, quella passione contagiosa  per la “Divina Commedia” ancora viva, dopo lustri, nella loro memoria.  Carattere spigoloso quello di Serafino Caligiuri, dicevamo, che lo portava qualche volte a sembrare accessivo quando si impennava convintamente  su posizioni difficilmente dimostrabili, come quando alcuni anni fa’ ha provato a convincere un nutrito uditorio  delle tracce di “arte maya” che aveva  riconosciuto scolpite su   alcuni balconi di palazzi nobiliari di San Giovanni in Fiore e Cotronei.

 Anche in quell’occasione, dalle sue convinzioni potetevi dissentire, provocandone  reazioni  animate in un confront comunque  sempre franco ma di una cosa alla fine si  rimaneva convinti: al Marchesato crotonese ed alla sua storia Serafino Caligiuri voleva veramente bene.  Principalmente alla passione per la storia silana fu collegato negli scorsi anni  un procedimento giudiziario allorquando, in un territorio depredato da eserciti di tombaroli, evidentemente  per un eccesso di ingenuità, aveva spostato i resti di un antico ponte romano con lo scopo precipuo di renderlo più fruibile al pubblico.

Francesco Rizza

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