La Costa degli Dei, Vulcano ed il mito delle Sirene.

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Antropizzato da sempre il medio Tirreno calabrese ed il suo Entroterra ebbero una fase storica importante nell’evo magno greco e romano. Nell’evo Magno Greco, infatti, sorsero sulla Costa tirrenica delle colonie non fondate solamente da naviganti greci, ma anche da  Kroton e Sibari che sulla Costa jonica splendettero lungamente.  Fra il Golfo di Sant’ Eufemia e la valle del Savuto sorsero collegate anche alle miniere di bronzo le polis di Temesa, Terrina, Medma e Nutria. Più verso l’interno  Hipponion, l’attuale Vibo Valentia che nel proprio museo ed in quell’area archeologica che meriterebbe una maggiore attenzione da parte dello Stato, conserva numerose tracce dei periodi greco e romano quando, nei pressi della Costa tirrenica calabrese fu costruita la Popilia che  collegava Reggio Calabria a Capua. 

Secondo la mitologia proprio nel Golfo di Sant’Eufemia era posta l’omerica “Isola delle Sirene” che lo storico Alfonso Lo Torto ritiene di poter riconoscere nello scoglio di San Leonardo nel Tirreno tropeano. Non è un caso, fra l’altro, che la Costa vibonese sia stata denominata “Costa degli Dei”. D’altronde, un altro mito vorrebbe che Vulcano, la più meridionale delle Eolie prende il nome del dio romano Vulcanus e nella mitologia era considerata ka fucina di Efesto, dio del fuoco. Ancora oggi, l’isola è vulcanicamente attiva, ma a differenza di Stromboli    la sua attività non è “esplosiva” ed eruttiva, qui i fenomeni si manifestano sotto forma di fumarole, fanghi, sorgenti termali. Il Tutto impregnato di zolfo che sembra caratterizzarne anche l’aria.

Le prime attestazioni scritte sulle sirene di cui abbiamo delle testimonianze storiche sono i poemi omerici. In particolare, nel dodicesimo capitolo dell’Odissea, Omero le descrive come “coloro che affascinano chiunque i lidi loro con la sua prova veleggiando tocca”. Da questo dato si può dedurre che il mito delle sirene era largamente diffuso ai tempi dell’antica Grecia. Si ipotizza che la leggenda sia stata creata proprio da questa popolazione in un periodo precedente alla scrittura dell’Odissea. Unendo superstizioni e religione, i greci potrebbero aver inventato delle creature degli abissi per popolare idealmente i mari governati dal Dio Poseidone. Fra i racconti greci, infatti, si trova il mito dettagliato che narra la nascita delle sirene.

Nella tradizione letteraria della Grecia classica è narrato accuratamente come è nata, mitologicamente, la specie delle sirene. Secondo la storia, tutto parte con Acheloo, un’importante divinità fluviale nel panteon greco, largamente trattata nella mitologia della penisola. Si narra che Acheloo ingaggiò una lotta contro Eracle (ovvero Ercole) perché entrambi volevano sposare Deianira, la figlia del re degli Etoli. Durante il combattimento, il dio greco assunse l’aspetto di diverse creature spaventose per intimidire Eracle. Nello specifico, si trasformò prima in un toro, poi in un drago e infine in un bue. Durante quest’ultima trasformazione, Eracle gli strappò un corno, ferendolo. Dalla ferita uscirono tre gocce di sangue e da ciascuna goccia nacque una sirena. Per questo motivo le sirene erano originariamente chiamate anche Acheloidi.

“Se un luogo di nascita di nascita va assegnato al mito delle Sirene – scrive Alfonso De Vecchio in “Il CalabrOne – speciale Costa degli Dei” recensendo il saggio “Le Sirene Omeriche e Tropea” DI Alfonso Lo Torto – se un sito si attaglia perfettamente a quel favoloso insediamento, non c’è che lo scenario di fronte alla rupe di Tropea che, unico, per caratteristiche geografiche ed ambientali, lo è era ancor di più fino a un recente passato quando il mare, lambendo la falesia circondava interamente i due scogli, oggi in parte insabbiati, facendone due meravigliose isolette e formando anche un canale navigabile tra lo scoglio di San Leonardo e la falesia antistante”.

Francesco Rizza

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