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Le fonti storiche attestano che la diocesi di Isola Capo Rizzuto è stata eretta nel IX secolo e ch fu sempre suffraganea dell’arcidiocesi di Santa Severina. Fino alla conquista normanna della Calabria a metà dell’XI secolo, la diocesi era sottomessa al patriarcato di Costantinopoli, ed il rito liturgico in uso era quello greco; tuttavia ancora nella seconda metà del XIV secolo la diocesi era retta da vescovi greci, segno che la liturgia in greco era ancora largamente diffusa in quell’epoca. La decadenza della diocesi e l’impoverimento della mensa vescovile, portarono alla sua soppressione il 27 giugno 1818 con la bolla De utiliori di papa Pio VII; il suo territorio fu incorporato in quello della diocesi di Crotone.
Ai nostri giorni, in un territorio economicamente fragile, anche il territorio di I sola Capo Rizzuto da anni vede una forte presenza delle ‘ndrine. Ma dal basso sta nascendo un movimento che si oppone alla malavita. Dal 2012 ad oggi, poi, una decina di operazioni della magistratura hanno messo in luce intrecci tra malavita, politica, imprenditori. E purtroppo a giugno è arrivata anche la condanna di un sacerdote, già sospeso dal vescovo non appena nel 2017 fu avviata l’indagine dai magistrati. Non solo tangenti, appalti pilotati, gioco d’azzardo, il parco eolico di Isola, ma anche il Centro di Accoglienza per Rifugiati è finito nel mirino delle ‘ndrine. L’ex potente parroco, don Edoardo Scordio è ancora ai domiciliari a Trento presso la Casa madre dei Rosminiani, la Congregazione cui appartiene.
Da parte sua, il nuovo parroco, don Francesco Gentile, ribadisce con fermezza che “la nostra comunità cristiana è impegnata nell’annuncio del Vangelo, che è una forza di liberazione” anche dalle mafie. L’esperienza positiva della cooperativa “Terre Joniche”. “Un fenomeno molto bello di questo territorio – per don Gentile – è la capacità di associarsi intorno a progetti piccoli o medi dal punto di vista della loro grandezza, ma che comunque hanno un impatto sul territorio. Sono progetti di natura artistica, sociale, di vicinanza ai bisogni, alle fragilità, questo è qualcosa che viene manifestato con una certa continuità. E’ un desiderio che ha bisogno di essere assecondato da tutti i soggetti che in qualche modo hanno la possibilità di farlo, anche da parte nostra”.
Pure in questo ambiente c’è molta gente che ha voglia di impegnarsi. Da una ventina di anni, su terreni confiscati dalla magistratura a una cosca di Isola Capo Rizzuto, è nata la cooperativa “Terre Joniche” che recentemente ha avviato la coltivazione anche di ortaggi biologici, destinandone una parte al sostentamento delle famiglie più bisognose, attraverso l’Emporio solidale di Crotone e il Camper della speranza che sostiene senza fissa dimora e soggetti in difficoltà. L’iniziativa si chiama Orti Solidali, fa leva appunto su una serie di soggetti del mondo del volontariato ed è fortemente sostenuta anche dalla Caritas locale.
I volontari di Isola asseriscono alla rete “LiberaTerra” di don Luigi Ciotti. Il referente locale Umberto Ferrari per il quale “il messaggio che si vuole dare è che lo Stato quando vuole può e riesce a contrastare le mafie. Chiaramente lo Stato da solo non ce la può fare, quindi c’è bisogno dell’aiuto di tutti i cittadini, e quando parliamo di beni confiscati questo si esprime nel modo evidente. Lo Stato esercita l’azione repressiva e non preventiva con le confische attraverso i tribunali, attraverso le forze dell’ordine”.
Francesco Rizza
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