IL PATRIMONIO MICOLOGICO DELL’ALTOPIANO DELLA SILA di Giuseppe Pecora

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su whatsapp

IL PATRIMONIO MICOLOGICO di Giuseppe Pecora.

L’Altopiano della Sila, grazie alla sua interessante vegetazione arbustiva ed arborea, che annovera la presenza delle tre flore (alpina, appenninica e mediterranea), che logicamente richiamano un considerevole numero di specie fungine, è da sempre considerato il “paradiso dei funghi”. Lo sostengono illustri cattedratici della  micologia moderna, ma lo hanno evidenziato già nel 17° secolo, degli illustri poeti dialettali, non ultimo quel Domenico Piro di Aprigliano (Donnu Pantu) che, già nel 17°secolo, decantava – a mò  di raffronto con le numerose fanciulle che la domenica uscivano dalla messa – la l’enorme quantità  di funghi “rositi”, che annualmente si raccolgono in Sila.

La ricca e complessa vegetazione arbustiva ed arborea esistente in Sila, richiama infatti la presenza di una grande varietà di specie fungine, quasi sempre micorrizziche di una o più specie vegetali.

Infatti, in un arco di tempo molto ampio, che va dall’inizio della primavera alla comparsa della prima neve, in questa vasta area della Calabria interna – grazie ai rapporti di simbiosi trofica mutualistica fra funghi e piante – ã´ possibile raccogliere una grande varietà di specie fungine.

In altri termini, nel Parco Nazionale della Sila, come in altre realtà dell’Altopiano Silano, è ancora presente una popolazione micologica numerosa e complessa, non sempre sufficientemente studiata e conosciuta, sia sotto l’aspetto alimentare che sistematico.

Questo complesso e variegato patrimonio naturalistico, che in mancanza di provvedimenti di tipo protettivo e conservativo rischia la definitiva scomparsa, andrebbe seriamente studiato e protetto.

Non solo, ma è necessario che i risultati della ricerca vengano diffusi in seno alle popolazioni del posto e delle zone vicine, anche allo scopo di evitare una serie di inconvenienti che, annualmente, con la stagione dei funghi ritornano, in Sila come in altre zone del Paese.

Che le popolazioni silane e presilane conoscono poco o affatto i loro funghi, non è di certo una novità. Infatti, le specie annualmente raccolte sull’Altopiano della Sila dalle popolazioni e dai raccoglitori professionisti, certamente non superano le 10-15 unità. Non solo, ma le specie raccolte non sempre sono le migliori, sia dal punto di vista alimentare che sotto l’aspetto igienico-sanitario.

Mentre, a  seguito di uno studio attento e rigorosamente scientifico, il “carniere” del micofago silano potrebbe salire molto più in alto, attestandosi almeno intorno alle 100 specie.

E mentre ci si astiene dal raccogliere specie di grande valore alimentare, non è difficile assistere alla commercializzazione di specie sicuramente tossiche o addirittura velenose. Per convincersi di tale affermazione, basta osservare con la necessaria attenzione ciò  che accade a Camigliatello Silano, dove uomini sprovveduti, senza educazione nè cultura, non si preoccupano di commercializzare specie fungine che devono essere bandite da qualsiasi tavola… Certo, le continue mostre micologiche organizzate in ogni parte del territorio silano, le sagre dei funghi, le iniziative legate alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio naturale, quasi sempre promosse e organizzate dal Gruppo Micologico Naturalistico Silano dell’ambiente del Parco e della Sila… continua nella Rivista n°11 – Speciale Parco Nazionale della Sila

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp