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Un appello al mondo della politica, ma anche a quello della cultura è stato lanciato relativamente alle restrizioni da covid da Gilberto Floriani, responsabile del Sistema Bibliotecario Vibonese. “Stiamo attraversando – scrive – attraversando un periodo molto difficile, senza precedenti, ma vogliamo farvi sapere che il Sistema Bibliotecario Vibonese è aperto. Crediamo che sia molto importante, in particolare in questa fase, tenere aperte le biblioteche come punti di riferimento: i libri fanno compagnia, sempre, ci aiutano ad evadere, ma soprattutto ci offrono l’opportunità di studiare, migliorarci, di continuare a progettare e a lavorare per il futuro di tutti e di ognuno…Un futuro molto prossimo, ne siamo certi”.
La situazione di una Calabria “zona rossa” non tanto per i casi di covid registrati ma per un’inadempienza della politica e dei commissariati della sanità che hanno reso fallimentare il sistema degli ospedali che fa acqua da tutte le parti dovrebbe vergognare un po’ tutti. Basti pensare che la regione Calabria che non è riuscita neppure ad impegnare gli 86 milioni di euro di contributo ottenuti.
In questo scenario si inserisce l’appello di Florani che agli occhi di molti potrebbe ebbe sembrare fuori luogo. Quello dell’utilità della cultura anche rispetto all’economia è un discorso antico e non molto tempo fa’, l’ Italia ha avuto come ministro Tremonti che sul valore della cultura aveva, a modo suoi, le idee abbastanza molto chiare. Noi, invece, siamo fra quelli che ancora facciamo nostre le parole con le quali il 12 dicembre 1975 Eugenio Montale ritirava il Nobel per la Letteratura. “Io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo”.
Aggiunge Gilberto Floriani “dal mese di maggio seguiamo e continueremo a farlo tutte le precauzioni per accogliervi in sicurezza quest’ultima si traduce in pulizia accurata delle sedi, creazione di percorsi specifici per il pubblico e adozione di tutte le raccomandazioni previste a livello nazionale alle quali, nel nostro caso, è da aggiungere un periodo di “quarantena” (10 giorni) del materiale che viene restituito, prima di rimetterlo in circolazione. Abbiamo ridotto ulteriormente il numero massimo di persone che possono accedere alle sale studio, sono momentaneamente sospesi tutti gli eventi culturali e le attività in presenza, e anche il nostro attesissimo Festival Leggere&Scrivere è rinviato a data da destinarsi”.
Metodologie di sicurezza molto simili a queste sono state messe in campo in tutte le Biblioteche italiane e, probabilmente, calabresi. Ecco perché ulteriori restrizioni relativamente alle Biblioteche a causa del Covid sarebbero decisioni incomprensibili in una Nazione come l’Italia che dovrebbe, per la sua storia, tenere cura maggiore cura per la propria cultura, le proprie biblioteche, i propri i libri e per i propri lettori che, purtroppo e tutto sommato, non sono tantissimi.
Gli uomini e le donne di cultura in Calabria hanno fra le loro colpe certamente quella di essere rimasti alle finestre o nelle proprie torri come don Ferrante personaggio dei “Promessi Sposi” mentre una classe politica mediocre si è impossessata, ad ogni livello delle Istituzioni amministrative. Ed il silenzio della “società civile” relativamente alla chiusura delle Biblioteche è una conseguenza di questo. Dopo la chiusura dei teatri passata in sordina, probabilmente anche la chiusura delle Biblioteche farebbe meno male della chiusura degli stradi – protetti, si badi bene, come luoghi di business, considerato che le palestre sono state già chiuse – ad un popolo sempre più indolente che non merita, a nostro parere, la propria tradizione culturale.
Francesco Rizza
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