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Un invito a mettersi in campo, intellettualmente ma anche fisicamente, quello che papa Francesco rivolge ai giornalisti ed a tutti coloro gli altri operatori della comunicazione in questa cinquantacinquesima giornata delle comunicazioni sociali in svolgimento, oggi, 16 maggio 2021. Nella giornata liturgica in cui la Chiesa festeggia l’ Ascensione di Cristo al cielo, il sommo Pontefice evidenzia come sia “necessario uscire dalla comoda presunzione del “già saputo” e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni della realtà, che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto”.
Anche in quest’occasione, il messaggio di papa Francesco è quello di uscire nelle strade e guardare ad ogni periferia, anche in quel complicato mondo della comunicazione che da più lustri vive una crisi della quale non si vede uscita. Quella stessa tecnologia che avrebbe dovuto essere un aiuto anche in quest’ambito ha prodotto problematiche tanto che, come evidenzia il Papa, “ogni strumento è utile e prezioso solo se ci spinge ad andare e vedere cose che altrimenti non sapremmo, se mette in rete conoscenze che altrimenti non circolerebbero, se permette incontri che altrimenti non avverrebbero”.
“Voci attente –aggiunge il sommo Pontefice – lamentano da tempo il rischio di un appiattimento in “giornali fotocopia” dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata, “di palazzo”, autoreferenziale, che sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone, e non sa più cogliere né i fenomeni sociali più gravi né le energie positive che si sprigionano dalla base della società. La crisi dell’editoria rischia di portare a un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza più consumare le suole delle scarpe”.
Se si guarda al variegato mondo della comunicazione con gli occhi le Cristianesimo, neppure quello della comunicazione può appiattirci sulla staticità. “Nelle nostre mani ci sono i libri, nei nostri occhi i fatti, affermava Sant’Agostino esortando a riscontrare nella realtà il verificarsi delle profezie presenti nelle Sacre Scritture. Così il Vangelo riaccade oggi, ogni qual volta riceviamo la testimonianza limpida di persone la cui vita è stata cambiata dall’incontro con Gesù. Da più di duemila anni è una catena di incontri a comunicare il fascino dell’avventura cristiana. La sfida che ci attende è dunque quella di comunicare incontrando le persone dove e come sono”.
Capita così che anche in questi nostri tempi l’invito di Cristo al mondo è ancora quello di Cristo “Vieni e Vedi” quindi “anche il giornalismo, come racconto della realtà, richiede la capacità di andare laddove nessuno va: un muoversi e un desiderio di vedere. Una curiosità, un’apertura, una passione. Dobbiamo dire grazie al coraggio e all’impegno di tanti professionisti – giornalisti, cineoperatori, montatori, registi che spesso lavorano correndo grandi rischi – se oggi conosciamo, ad esempio, la condizione difficile delle minoranze perseguitate in varie parti del mondo; se molti soprusi e ingiustizie contro i poveri e contro il creato sono stati denunciati; se tante guerre dimenticate sono state raccontate. Sarebbe una perdita non solo per l’informazione, ma per tutta la società e per la democrazia se queste voci venissero meno: un impoverimento per la nostra umanità”.
Francesco Rizza
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