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L’ombra di una quercia, in Aspromonte, ed il fascino di un “drago dal sorriso mite” come è stato da tempo definito lo scrittore Gioacchino Chiaco, hanno affascianto in questi ultimi giorni di agosto giovani, intellettuali e giornalisti che si sono confrontati, negli scorsi giorni, su temi forti come quelli della ‘ndrangata. Mentre la Riserva naturalistica brucia; probabilmente per loschi interessi come fa intendere il presidente del Parco Nazionale dell’ Aspromonte Leo Autelitano che negli ultimi giorni ha lanciato, nuovamente, alla popolazione ed alle istituzioni il proprio accorato appello.
In uno scenario dall’avvincente bellezza, quella che somma l’ Aspromonte con lo Jonio calabrese, Africo è un comune dell’area metropolitana di Reggio Calabria che conta circa 3000 abitanti. Territorialmente, il Comune ha la caratteristica di essere diviso in due porzioni, una distante dall’altra. La prima, quasi una piccola “enclave” nel confinante comune di Bianco e l’altra sulle falde dell’ Aspromonte dove si possono ammirare i borghi di Africo Vecchio e Casalnuovo.
A sentire le cronache giudiziarie, questa sarebbe una terra di mafia. Era, per esempio lo scorso marzo quando i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nei confronti di 19 persone ritenute responsabili – a vario titolo – dei delitti di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti,detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi, nonché reati contro il patrimonio.
“Quale futuro può avere – questa l’inquietante domanda di Chiaco – una terra che da troppo tempo non sogna e non progetta?”. E sono stati numerosi i visionari, partecipanti alla terza edizione dell’iniziativa, che hanno provato a dare una risposta. E nell’iniziativa dedicata alle genti aspropontane il noto scrittore ha lanciato le proprie proposte, quasi un manifesto d’intenti da mettere in campo insieme a chi ci stà.
A detta dello Scrittore, inutile cercare altrove risposte e possibili strategie. Per Gioacchino Criaco ai problemi di questa terra vanno affrontati con una vera e propria “strategia spromontana”. Coinvolto nella discussione anche pure Leo Autolitano, il presidente del Parco d’Aspromonte secondo cui l’Ente da lui rappresentato “dovrà tornare a realizzare progetti forti sul territorio con momenti culturali e iniziative che lasciano il segno”.
Mentre per Valerio De Nardo del collettivo “Lou Palanka”, “draghi, delfini e ippocampi costituiscono le radici da cui ripartire per raccontarci quello che siamo stati e quello che potremmo essere”, da parte sua, la giornalista Emanuela Gemelli ha rilevato il contributo determinante dell’associazione “Insieme per Africo” che ha organizzato la giornata. “Questi ragazzi – ha dichiarato – sono stati capaci di un miracolo: costruire prima della strada le motivazioni per percorrerla”.
Nei progetti della Riserva naturalistica aspromontana, Il rifugio Carrà che anche quest’anno ha ospitato l’iniziativa diventerà una delle tappe attrezzate del “cammino della Fede”, un percorso lungo mille chilometri che si snoda per tutta Italia e che qui si declina in termini basiliani e romei.
Sogni che per diventare progetti si alimenteranno di incontri periodici e itineranti lungo tutta la Calabria per far sentire alle istituzioni la pressione positiva di questa lobby di inquieti resistenti aspromontani.
“Siamo gente strana noi Africoti – evidenziano i partecipanti all’iniziativa – è da settant’anni che viviamo sul mare, ma continuiamo a chiamare Madre l’Aspromonte. Continuiamo a sognare che la nostra terra possa un giorno essere valorizzata e conosciuta da tutti. Per noi è il nostro paradiso sulla terra. Siamo dei piccoli, poveri, romantici sognatori ancora rimasti a crederci. E anche se tutto questo fosse soltanto un sogno, per favore non svegliateci. Scusateci, ma noi preferiamo continuare a sognare”. Possibile che proprio da questi visionari possano arrivare risposte ai concreti problemi aspromontani?
Francesco Rizza
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