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La brutalità, la gravità ed efferatezza delle violenze commesse con modalità subdole, avrebbero potuto essere reiterate nei confronti di altre donne”. È questo il pensiero del Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Matera, Angelo Onorati relativamente a quello che sui giornali è diventato “lo stupro di Marconia” dove due quindicenni inglesi, durante una festa di compleanno hanno subito violenza.
Almeno da quello che appare, Alberto Lopatriello (22), Alessandro Zuccaro (21) e Giuseppe Gargano (19) non avrebbero ancora avut nessun pentimento, né sembrerebbero aver realizzato la gravità di quanto commesso. Ciò è quanto dichirava alla stampa, alcuni giorni fa, Giuseppe Rago difensore di una delle due vittime, stupito nei tre indagati per un’uscita dal commissariato di Marconia con lo sguardo spavaldo e di sfida, tipico di chi non prova rimorso, né pentimento.
Un duro ma paterno messaggio ai tre violentatori è stato rivolto da Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, vescovo di Matera Irsinia.“Come vescovo – ha scritto – sento di chiedere perdono dal profondo del cuore in questo momento alle due ragazze e alle loro famiglie. Lo faccio anche a nome di voi giovani, dell’intera comunità di Marconia che in questi giorni sta vivendo una insopportabile sofferenza. Marconia rinnega e prende le distanze da ogni tipo di violenza manifestando vicinanza e amore alle vittime e alle loro famiglie”.
“Chi ha subito la violenza – ha detto il presule calabrese per origini, essendo nato ad Isola Capo Rizzuto nell’Arcidiocesi di Santa Severina e Crotone – si sente considerato un oggetto nelle mani di altri che decidono di farne quello che vogliono, uccidendo l’inerme corpo o facendolo diventare puro oggetto di piacere per soddisfare i propri istinti innaturali. Poco importa che siano delle bambine alle quali vengono strappati i sogni, procurando ferite così profonde che difficilmente saranno cancellate” mentre coloro che compiono tali azioni “fanno della violenza il linguaggio di una crisi di valori laceranti che continua a generare solitudine e frustrazione, perciò si esprime nella violenza”.
Monsignor Caiazzo ha rivolto un pensiero anche ai quattro arrestati di Pisticci: ”Io non so se voi che siete in carcere siete i responsabili o altri che circolano normalmente per le strade dei nostri paesi. Vi dico con certezza: anche voi siete vittime di un sistema, di voi stessi. Avete una mamma, delle sorelle, delle cugine? Se avessero fatto ai vostri affetti più cari quanto voi avete fatto a queste ragazze come vi sentireste in questo momento? Fatevi aiutare ad uscire non dal carcere dove attualmente vi trovate, ma da quello mentale, dai vuoti che vi portate dentro, dalla bassezza di considerare la vita dono vano. Fatevi aiutare, chiedete aiuto, accompagnamento”.
Francesco Rizza
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