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Sono sicuramente la persona meno adatta a scrivere dei calabresi a Milano, perché come spesso mi fanno notare, sono una calabrese anomala. Anomala perché puntuale e precisa. Anomala perché viviamo in un mondo pieno di preconcetti e luoghi comuni, da cui spesso è difficile staccarsi.
Tra le domande più comuni che ho sentito nei miei lunghi anni a Milano è: com’è vivere a Milano? La risposta di rito è: si va sempre di corsa, si lavora tanto, e tanti altri luoghi comuni.Nel corso del tempo ho capito che non c’è una vera risposta, perché ognuna di noi vive la propria vita nel miglior modo possibile e in base alle proprie scelte.
A Milano non esiste solo l’aperitivo sui navigli, la bella vita e le discoteche. C’è anche un’altra Milano, quella del teatro e del cinema, quella dell’amicizia e della solidarietà. A Milano non c’è solo smog e traffico, ma ci sono anche parchi verdi. A Milano non c’è solo la nostalgia verso la nostra terra, c’è anche accoglienza e condivisione.
Il primo approccio con questa città non è sempre così amorevole, ma può essere molto brusco, duro e difficile. Se ci si ferma all’apparenza, Milano non è sempre così affabile e affidabile. Ma con il tempo si scopre che anche Milano può accogliere con affetto; ha i suoi quartieri così simili a quelli del sud, dove trovi vicini simpatici e disponibili, i piccoli negozi di riferimento e l’accento, che tanto ti manca, e all’improvviso lo senti per strada, arriva all’improvviso alle tue orecchie e ti strappa un sorriso. Perché anche a Milano si può sorridere. Basta dimenticare i luoghi comuni e aprire la nostra mente.
Elisabetta Filippelli
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