È “Il Gold Case di Leonardo Vinci” il romanzo storico di Francesco Stumpo edito dalla PubliGRAFIC.

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S’intitola “Il Cold Case di Leonardo Vinci” l’ultimo libro edito dalla casa editrice “PUBLIGRAFIC” biografia romanzata del musicista strongolese Leonardo Vinci di Francesco Stumpo, musicista anch’esso ed autore di alcuni saggi che, questa volta, ha voluto affidare il proprio lavoro alla Casa editrice di Cotronei dove vive e lavora. “Piccola scintilla gran fuoco produce” recita un proverbio latino tradotto in italiano e, se ogni traduzione è il più delle volte un tradimento, questa volta il motto è veramente appropriato al romanzo storico che con le sue neppure 100 pagine riesce a gettare uno squarcio di luce sulla vita del Musicista strongolese che tanta fama ottenne nella Napoli barca del XVIII secolo dove fu amico del Metastasio e del Pergolesi e con loro inventore di quel genere musicale del melodramma che tanto spazio seppe ricavarsi nella musica e nel teatro successivo.

La biografia con cui l’autore si è cimentato ha ancora molti aspetti oscuri, come per un esempio la sua morte avvenuta con un avvelenamento e proprio per questo, oltre che lo stile che lo avvicina al genere “giallo”, il libro riesce ad affabulare il lettore fin dalle prime pagine. Scenario della narrazione una Napoli in cui, come ritiene l’autore, i vizi praticati erano essenzialmente due: “uno più autolesionista per il quale chi ne era vittima doveva vedersela solo con il proprio corpo:eccessi alimentari, deduzioni alimentari ed alle altre droghe. L’altro tipo di vizio, di cui fu schiavo il Vinci, le donne, oltre alle conseguenze sul corpo e sull’anima che sicuramente aveva, coinvolgeva la sfera irrazionale in quanto portava a toccare la sensibilità di altre persone”.

Oltre all’amore, altro sentimento trattato con apparente gentilezza nel romanzo è quella malinconia che molto spesso fa soffrire i tanti Meridionali costretti ad emigrare, “tradendo” questa volta le proprie origini o nel rimanere in un luogo dove non si sentono capiti, accolti ed amati come ritengono di meritare. Proprio come la “Didone Abbandonata”, fra le opere musicate da Leonardo Vinci, ne potrebbero fare propri il lamento, cantando “se resto sul lido / se sciolgo le vele / infido e crudele / mi sento chiama. Intanto confuso / nel dubbio funesto / non parto, non resto /ma provo il martire / che avrei ne partire / che avrei nel restare”.

Quale amante o suo parente avvelenò Leonardo Vinci. Ancora la storia non ne ha scoperto il nome, Francesco Stumpo propone una propria versione dei fatti che potrebbe essere quantomeno veritiera ma che, comunque, non sveliamo per non togliere ai nostri lettori il gusto di godere, fino alle ultime pagine “Il Cold Case di Leonardo Vinci” la cui copertina, curata dalla PubliGRAFIC e liberamente utilizzata, utilizza una caricatura originale di Leonardo Vinci, disegnata a Roma nel 1724 da Pier Leone Ghezzi.
Francesco Rizza

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