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DI Pasquale Lazzaro
La nostra amata Calabria ha accolto in tutta la sua bellezza una nuova estate, preannunciando una stagione sicuramente diversa, dettata dalla atipicità del momento causa covid-19 che si è violentemente insediato nelle nostre vite. Non è il momento, però, di piangerci addosso e di bloccare il nostro cammino verso la valorizzazione di un meridione splendido, che nel caldo estivo riesce ad offrire centinaia di chilometri di meravigliosa costa e di montagna mozzafiato, per non parlare dei piccoli borghi che offrono storia preziosa e raccontano qualcosa di unico e straordinario della nostra regione. La nostra Calabria smentisce di per sé, in modo del tutto naturale, quelle campagne pubblicitarie discriminatorie che ritraggono malamente la nostra terra.
Ciò non toglie che, quando si parla dell’ambiente variegato e della strategica posizione della Calabria, non vi siano delle questioni da discutere e su cui concentrare la nostra attenzione. Rivolgiamo quindi la nostra attenzione ad una questione di fondamentale importanza per la natura e per l’ambiente regionale, ovverosia le discariche. Nei mesi precedenti abbiamo assistito ad una discussione in merito alla gestione dei rifiuti; si è discusso in merito all’ampliamento della famosa discarica Columbra di Crotone e si è evitata, grazie alla opposizione di associazioni ambientaliste come Legambiente, la realizzazione della discarica di Scala Coeli grazie all’annullamento del decreto autorizzativo. Discutiamo nuovamente delle discariche perché una delle priorità per la nostra salute e per il decoro urbano è quella di gestire meglio i rifiuti e di riciclare in modo intelligente ed ecosostenibile. Le battaglie delle associazioni ambientaliste non sono inutili e non appartengono ad una “cultura del no” secondo cui la politica e gli amministratori sbagliano sempre. Certo è, però, che soprattutto nei nostri territori potremmo adottare misure differenti per gestire questa situazione in modo più efficiente, partendo dal potenziamento della raccolta differenziata porta a porta ed inserirla nei paesi o nelle città calabresi ove non sia presente, arrivando poi a costruire impianti per la produzione di biogas, senza avere poi la necessità di andare a scavare nel Mar Mediterraneo per ottenere il metano. Insomma, le alternative e le decisioni che potrebbero essere intraprese già apriori ci sono e sono più che valide.
La Calabria potrebbe essere potenzialmente la regione più forte d’Italia in un’ottica di rivalorizzazione ecosostenibile: il futuro è fatto di economia circolare, che permette a tutti noi di vivere meglio, di vivere della bellezza estasiante del nostro territorio. Le discariche presenti sul territorio calabrese presentano quelle problematiche di cui parlavamo poc’anzi, delle problematiche che potrebbero essere evitate. Non solo Crotone, non solo il progetto evitato a Scala Coeli, non solo la costruzione di una discarica per ogni Ato calabrese, ma anche la riapertura degna di nota della discarica di Vetrano a San Giovanni in Fiore, non solo putrida, volendo utilizzare una terminologia negativa per sottolineare il fatto, ma anche e soprattutto una riapertura che avviene in una ZPS (Zona di protezione speciale), zone istituite per il mantenimento e la sistemazione di idonei habitat per la conservazione e gestione delle popolazioni di uccelli selvatici migratori. Ma anche la discarica chiusa sette anni fa che si trova a Melicuccà, nel reggino, potrebbe essere riaperta definitivamente dopo che, anche in passato, abbiamo visto intenti simili. Il problema delle discariche è comunque presente in tutta Italia, e non stiamo tenendo in considerazione il fatto che, in modo totalmente occulto, vi sono altrettante centinaia di discariche abusive sparse per la nostra penisola.
La discussione sulle discariche in Calabria va avanti da anni: ricordiamo gli interventi del ministro Edo Ronchi con il primo governo Prodi che intervenne con delle riforme per la risoluzione della questione rifiuti. Nelle province calabresi si continuava a sentire la presenza di comitati ed associazioni, gruppi di persone, componenti della società civile che vogliono respirare un’aria pulita; gli abitanti del cosentino, per esempio, rivendicarono, e rivendicano, il fatto che nel Parco Nazionale della Sila si respira l’aria più pulita d’Europa, e ciò conduce logicamente a dire che deturpare l’ambiente calabrese è da folli. I turisti che si dirigono in Calabria devono sapere che qui troveranno un vero e proprio paradiso terrestre, dei luoghi unici e fantastici. Altresì, i turisti che vengono in Calabria devono anche sapere che ci sono dei problemi, così come in tutte le parti d’Italia e del mondo. Siamo esseri umani, imperfetti e con deliri di egoismo, con l’obbiettivo comune di autolimitarci quando serve e di aggiustare le cose che non vanno, proprio come il problema delle discariche e della gestione dei rifiuti. La presenza di cittadini in difesa del nostro territorio fa capire quanta sia straordinaria la forza di una regione che può alimentarsi da sola, senza invidiare niente a nessuno. La Calabria non vuole luoghi in cui lanciare in modo disinteressato i rifiuti, ma impianti, strutture che possano assicurare un corretto riciclo per favorire il nostro sistema economico, per evitare di far disperdere tonnellate di plastica nello Ionio e nel Tirreno, per evitare di creare cumuli di rifiuti nei nostri meravigliosi posti.
La nostra Calabria è orgogliosa, e ci fa capire al solo sguardo delle sue bellezze che vuole vincere sugli egoismi. La nostra Calabria non si genuflette e, proprio come i suoi abitanti, alza la testa e affronta questa questione spinosa. Ripartiamo da noi, il futuro è oggi, e dobbiamo lasciare una Calabria, nonché un mondo, migliore alle future generazioni .
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