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Anche Crotone deve tornare a riflettere sulle fonti alternative al gas russo. L’Eni, infatti, vorrebbe allargare la produzione metanifera dei giacimenti al largo del capoluogo pitagorico che ai “tempi d’oro” erano arrivati a coprire fino al 16 per cento del fabbisogno nazionale di metano. A differenza da quegli anni, però, l’estrazione di gas dai pozzi offshore attivi, s’è notevolmente ridotta. Per questo, la stessa società vorrebbe aumentare i volumi di metano da portare in superficie attraverso un progetto che renderà più efficienti i giacimenti già esistenti nel mare crotonese. Capita così che la multinazionale è decisa a ripristinare due pozzi di metano che hanno cessato l’erogazione rispettivamente a novembre 2018 e gennaio 2020 in seguito alla «produzione di sabbia»; mentre per un terzo giacimento l’Ente nazionale idrocarburi è risoluto a mettere un segno più sull’estrazione di metano, in quanto la sua portata da fine 2020 è passata da 200 Ksm³/g a circa 30 Ksm³/g, per poi ridursi «fino all’attuale portata» di 20 Ksm³/g.
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