Con “Il Cercatore di Luce”, Carmine Abate ricandidato al “Premio Strega”.

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Giovanni Segantini nacque nel Tirolo italiano dell’impero austriaco ma, nel 1865, alla morte della madre fu invitato Milano presso una figlia di prime nozze del padre. Senza un ambiente familiare visse una giovinezza solitaria fino a venire arrestato per ozio e vacambondaggio, ma particolarmente per le sue idee politiche perché ritenuto apolide.

All’uscita dal riformatorio nel 1873 fu affidato al fratello Napoleone e, per mantenersi, lavora come garzone in una bottega. Successivamente, a Milano, aveva sviluppato una prima coscienza artistica e passione per la pittura, tanto che si iscrive ai corsi serali dell’Accademia di Belle Arti di Brera, che frequenta per quasi tre anni; iniziando una parabola biografica ed artistica che lo porterà ad essere premiato in varie mostre europee.

È dedicato a Giovanni Segantini “Il Cercatore di Luce”, romanzo edito dalla Mondadori, di Carmine Abate candidato alla setta taseiesima edizione del “Premio Strega”. A farsi carico della candidatura Alessandro Masi, critico d’arte e segretario generale della fondazione “Dante Alighieri”.

A detta di Masi, con questo romanzo, Carmine Abate “conferma la piena maturità espressiva di un ormai lungo percorso nella narrativa italiana di alta qualità letteraria e di ininterrotto riscontro da parte del pubblico e della critica”.

L’opera appartiene a più generi letterari ma è principalmente una storia d’amore fra Segantini e Bice Bugatti: la compagna di tutta una vita. “Il Cercatore di Luce” è, infatti, un romanzo storico fra la fine del 1800 ed il Ventennio fascista, un romanzo di formazione, una storia familiare e di impegno civile.

“Nelle sue pagine – spiega Masi – Abate sintetizza diverse modalità di genere narrativo e le scardina tutte dando origine ad un romanzo originale e fortemente coinvolgente. Il libro ritorna sui temi che hanno caratterizzato da sempre la poetica di Abate ed in particolare quel “vivere per addizione” che sintetizza l’approccio all’emigrazione che Abate ha vissuto sulla propria pelle ed a messo in scena in molti romanzi”.
Francesco Rizza

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