
Ultime notizie
Iniziato giorno 3 il novenario di preparazione del Calvario del Secondo Venerdì di Marzo. Anche se la storica e sentita processione non si svolgerà per il secondo anno consecutivo a causa del covid, per nove giorni i fedeli si recheranno nell’amato santuario per le proprie preghiere e le loro devozioni alla preziosa Reliquia. Dinnanzi ai loro occhi purtroppo il degrado conseguente dal mancato ricollocamento della volta lignea del Cristoforo Santanna che a 23 anni dal completamento del restauro a cura della Sovrintentenza dei Beni Culturali ed Archeologici di Cosenza non è stato ricollocato al proprio posto.
E’ la tristezza il sentimento prevalente per il cronista che, anno dopo anno, annuncia sui giornali il riavvio della novena e lo storico appuntamento del secondo venerdì di marzo con cui Petilia ricorda la celeste tutela della Reliquia in occasione del terremoto dell’otto marzo del 1832. Dal 1999 ad oggi, infatti, nonostante la spesa di numerosissime migliaia di euro il lavoro di restauro della chiesa non è stato ancora completato e la preziosa volta lignea del Cristoforo Santanna che nel XVIII secolo realizzò varie opere nel Marchesato crotonese rimane restaurata ed impacchettata in una delle sale del convento.
Inutile cercare le colpe del ritardo del ritardo. Probabilmente, dopo circa cinque lustri la colpa è di tutti. Della Sovrintendenza, in primis, che non riesce a completare un lavoro di cui è responsabile ma anche della popolazione, delle Amministrazioni comunali e della diocesi che dagli anni ’80 gestisce il Santuario che non riescono a stanare dal ginepraio della propria burocrazia la stessa Sovrintendenza. In altri luoghi anche della sonnolenta Calabria per ritardi come questi si sarebbero registrate barricate. A Petilia Policastro, invece, no: qualche vibrante comunicato stampa, il discorso abbozzato nei copanelli di persone prevalentemente in occasione con lo storico appuntamento e poi nulla.
Quello che indigna di più non è il ritardo ultra ventennale nel completamento dell’opera, ma il fatto che per lo stesso lavoro sono stati spesi fiumi di euro. A cura della Sovrintentenda, infatti, i lavori erano stati finanziati, appaltati ed iniziati per ben due volte. La prima volta, però, la ditta che si era appaltata i lavori aveva abbandonato il cantiere senza che alla popolazione fosse stato spiegato il motivo. Qualcuno parlò dell’impossibilità per la stessa ditta di pagare una “mazzetta” estremamente esosa.
La seconda volta, più recentemente, i 100.000 euro stanziati dal ministro Dario Franceschini non erano bastati a consegnare finito il lavoro. Questa seconda volta, la ditta Varano che si era appaltata i lavori aveva terminato solo due terzi della copertura, quanto secondo un progetto stilato da alcuni giovani professionisti per l’intero intervento sarebbero bastati 52.000 euro. Per fortuna, grazie ad una raccolta di fondi a cura del rettore don Giuseppe Marra ed all’Amministrazione comunale del sindaco Amedeo Nicolazzi il restauro della copertura è stato terminato a cura della ditta Baffa.
L’ultimo annuncio relativo all’arrivo dei fondi necessari al completamento dell’intervento risale al 2018 quando don Giuseppe Marra, rettore del Santuario, aveva annunciato che la Sovrintendenza aveva trovato i fondi necessari al completamento dei lavori. Lo stesso rettore, infatti, insieme all’ingegnere Vincenzo Cropanese e del geometra Salvatore Lucà, ha incontrato il funzionario della stessa Sovrintendenza Salvatore Patania ed aveva annunciato il recupero dei fondi necessari a terminare il completamento dell’atteso restauro.
Nello scorso anno, nel mese di luglio, era stato il sindaco Amedeo Nicolazzi a farsi portavoce del disappunto della popolazione cittadina sulle condizioni della chiesa del Santuario, incontrandosi con padre Mario Chiariello, superiore provinciale dei Minori Osservanti che dalla fine degli anni ’80 hanno dato in fitto all’arcidiocesi di Crotone e Santa Severina il santuario. Avendo trovato negli archivi comunali un atto dell’età napoleonica che assegnava, come altri conventi, anche quello della Sacra Spina al Municipio che avrebbe dovuto realizzarvi un ospizio, lo stesso primo Cittadino si era detto pronto, provocatoriamente, ad aprire un’azione legale per il possesso santuario, ma nel corso del confronto con i Frati era prevalso il buon senso con i Francescani che avevano chiesto al Sindaco qualche mese per incontrare mons. Angelo Panzetta alla luce della propria disponibilità a ritornare con una propria comunità a vivere nel convento petilino, ma allo stato attuale delle cose lo stesso luogo sacro rimane nella gestione della Curia con il completamento del soffitto ancora non riiniziato. E gli anni trascorrono inutilmente.
Francesco Rizza
© 2020, Il Calabrone - News Magazine. Tutti i diritti riservati. P.Iva:IT01884870799 | Privacy Policy | Cookie Policy