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Tutto pronto per la nonna edizione del “Premio Sila 49” la cui premiazione avrà luogo nel centro storico cosentino fra il 3 ed il 4 giugno. Ad ospitare la manifestazione l’Arenella e la Villa Vecchia. La prima ospiterà la lectio magistralis di Anna Bonaiuto e la cerimonia di premiazione, mentre nella seconda si terrà la presentazione del libro vincitore del Premio “Economia e Società”. Nonostante arrivi a metà 2021, quella che si svolgerà nei prossimi giorni sarà in realtà l’edizione 2020 che non si è potuta svolgere a causa della pandemia.
“Non volevamo una premiazione online- spiega Gemma Cestari, direttrice del Premio Sila – alla ricerca di quella connessione che si crea tra i premiati e le persone” attraverso “la cerimonia di premiazione, la lectio magistralis, le conversazioni fra grandi relatori”.
I vincitori di questa edizione sono Jonathan Bazzi, autore di “Febbre”, edito da Fandango è il vincitore della sezione Letteratura. La giuria, presieduta dall’ecomista Amedeo Di Maio e composta da accademici e letterati, lo ha preferito agli altri finalisti, che in questa nona edizione erano Roberto Andò con “Il bambino nascosto” (La Nave di Teseo), Marta Barone con “Città sommersa” (Bompiani), Giorgio Fontana con “Prima di noi” (Sellerio) e Igiaba Scego con “La linea del colore” (Bompiani).
Il botanico catanzarese Stefano Mancuso è, invece, il vincitore del premio Economia e Società con “La nazione delle piante” (Laterza), un volume che si occupa di tematiche ambientali. Quelle, cioè, di cui lo stesso Mancuso discuterà insieme allo storico dell’arte e accademico Tomaso Montanari, venerdì 4 giugno alle 11, alla Villa Vecchia.
Come spiega Enzo Paolini presidente della Fondazione responsabile del premio questa manifestazione “immaginiamo sia dedicata alle difficoltà che il mondo del teatro (e della cultura in generale) sta affrontando in questo momento. E noi volevamo proprio questo dare un segnale di vicinanza, di sostegno al mondo del teatro, del cinema, dell’arte e della cultura. Troppo poco è stato fatto per consentire che il patrimonio culturale italiano legato a questi ambiti cruciali non andasse perduto. Il nostro Paese ha bisogno dei suoi artisti perché ci indichino una strada per superare questo momento difficile, solo l’arte e la cultura possono tirarci fuori da qui, dandoci la forza, la voglia, l’immaginazione per uscirne”.
Francesco Rizza
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