Agosto in Calabria di Sabina Picconi

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La Calabria sembra essere stata creata da un Dio capriccioso che, dopo aver creato diversi mondi, si è divertito a mescolarli insieme. (Guido Piovene) La posizione geografica, il sole cocente, le montagne aspre, i paesini e le spiagge di spettacolare bellezza sono ben descritti nelle carte che presentano  mete di turismo di ogni tipo: il balneare, quello giovane, quello di chi torna a casa una volta all’anno,  quello colto di persone interessate all’archeologia, ai musei, ai Bronzi di Riace, ai segni dei conquistatori, quello naturalistico interessato al massiccio del Pollino, al parco della Sila, all’Aspromonte, ai due mari Jonio e Tirreno.

Ci si smarrisce per il fascino dei luoghi, ma anche per la difficoltà di arrivarci, visto che mancano decenti ferrovie e servizi aerei stabilmente funzionanti, con conseguenti seri problemi  anche al rientro… per il carico di provviste che mai può mancare al vacanziere malinconico, commosso, rimembrante… Piglia la nostalgia a chi in questa parte del mondo è nato e poi si è allontanato per lavoro, insomma ai tanti emigrati che infatti tornano in agosto puntualmente per le ferie, quando uffici, fabbriche e scuole chiudono. Ma ad agosto villeggiare in una regione calda  può diventare per qualcuno anche terribile, muoversi con tanto sole incartapecorisce la pelle ed il sollievo può tramutarsi in malanno se si entra in locali serviti dall’aria condizionata.

Nei paesi, il parentado preme e opprime, raramente rallegra, come succede, del resto, in tutto il meridione. Ci si espone al sacrificio in nome degli avi, ma spesso ci si nasconde per non essere vittime  della benedetta “ospitalità”. Le case natali hanno cumuli di croste sui muri, macchie di muffa, pareti da rifare, vespe sui lampadari, lavatrici fuori uso, e le scale che affaticano chi va piano per scelta o necessità, per anzianità semplice o aggravata da scarso dinamismo. Il caffè è una gioia e spesso viene offerto, anche dal semplice conoscente, con una occhiata al barista, cosa che non capita altrove. E’ un modo di fare che distingue positivamente e sul quale nativi e visitatori esprimono parole di elogio.

La strada che dal paese volge verso la Sila è stretta e sale con ai lati i boschi di pini o di faggi: tanto verde che, insieme con l‘altitudine, regala il fresco e allenta il disagio dell’agosto in Calabria. Nel villaggio l’ambiente è allegro e cordiale, anche per via dei tanti amici che lì si ritrovano e che fanno gruppo, tanto che bussare l’uno a casa dell’altro è lecito a tutte le ore. La casa in legno è davvero bella, se si esclude qualche mattonella malconcia e ci si allunga sui letti comodi che offrono la vista di  antiche travi. Le pigne fanno “toc” e si sente il piacere di trovarsi al centro di uno dei boschi più belli della regione o d’Italia.

Si hanno cose rilassanti da fare, si cucina, si legge senza il fastidio di un telefono. Nulla disturba la vacanza e chiedere alla vicina un po’ di basilico, per esempio, ricorda il tempo passato quando simili scambi avvenivano anche nei condomini di città, prima che il nostro tempo ci imponesse uno stile di vita misero di rapporti umani, povero e guardingo. Si passeggia e si indossano le scarpe da ginnastica, ora nuove e buone rispetto al vezzo passato di conservare gli indumenti più vecchi e più consumati, ma di sperimentata comodità per le passeggiate.

Il paese è un paese, forse una volta bello, alto su una rupe, ma molto rovinato nella parte moderna, come quasi tutti i paesi del Sud, ora quindi bruttarello per i non autoctoni che l’osservano con una certa obiettività. Per sfuggire all’intenso traffico c’è anche chi tende a spostarsi a piedi e deve fare i conti con il gran caldo, che per quanto lo si voglia nobilitare descrivendolo come secco, non fastidioso, identico a quello dell’infanzia, è comunque… caldo!

Il cibo è ottimo e nessuno se ne meraviglia più. Se ne fa quindi provvista, come nei tempi passati, per consolazione, per ricordo, per atavica fame, perché nel frigo formaggi e salumi ci devono stare almeno fino a  novembre, a Dio piacendo, fino ai successivi viaggi con scorte a carico.

La strada che porta a Crotone vede ulivi che sono una gioia e si provvede ad acquistare olio per tutto l’anno. E’ un olio biondo e buono, con gusto delicato perché la terra e il sole donano al prodotto squisitezza organolettica, per giunta a prezzi per me inspiegabilmente bassi. Ottimi i pomodori e la verdura tutta, il pane era migliore anni fa, quando usciva dal forno e non veniva impacchettato (come oggi si deve) nella plastica, ma resta comunque  molto profumato anche solo con olio e sale (e il pepe rosso). Per quanto mi riguarda, a chi come me non ama il caldo e connesse punture di insetti, non consiglierei le ferie in Calabria nel mese di agosto (che certe canzoni anni ’60 onorano), quando, tra l’altro, non è consigliabile un’alimentazione tanto appetitosa quanto pesante. Chi è in pensione e può muoversi in altri periodi, farebbe meglio a starsene a casa e a scegliere periodi dell’anno più clementi.

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